Roma

La bionda compagna estiva ci svela tutti i suoi segreti

I consigli di un esperto: «Deve avere tanta schiuma, che è segnale di freschezza»

Chiara Cirillo

Per lo più si beve nei pub - che è la sintesi di public house - e non se ne «tracanna» mai meno di una pinta, meglio se mangiando piatti molto salati. Stiamo parlando della birra, che funge da aperitivo, ottima compagna di pasteggio, disseta sulla spiaggia o durante una pausa, viene sorseggiata davanti al televisore o mentre si gioca a carte, è gentile bevanda con un panino formaggio e salame. È quel tipo di bibita che, ovunque e comunque, va a braccetto con un certo modo di vivere. Bevanda quattro stagioni che d’estate dà il meglio di sé.
Bionda, rossa, chiara e scura. Oppure scurissima coma la Guinness, nome mito che nella patria d’origine, l’Irlanda, copre da sola gran parte del fabbisogno birrario pro capite (85 litri l’anno). Nerissima stout, discendente delle londinesi porter, molto più amara e corposa, con una crema al gusto di caffè, è molto apprezzata - e non si direbbe - dal gentil sesso romano. Ma tanti sono i tipi di birra. Almeno quanto i luoghi comuni legati alla bionda bevanda: per esempio, non è vero che la birra faccia ingrassare. Al contrario, tra le bevande alcoliche, è quella con meno calorie. Ma per gustarla a fondo, non solo va scelta in base al proprio palato, ma bisogna anche saperla bere! Per parlare di bionde e per imparare a riconoscere un buon bicchiere abbiamo raggiunto Stefano Bacaro che da ventun anni orbita nel mondo delle bionde, nel suo Rive Gauche (via dei Sabelli, 43 tel. 064456722).
«Il pub non è solo un esercizio aperto al pubblico, è un modo di vivere», esordisce Stefano e noi, seppur profani, sposiamo in pieno questa definizione. Davanti a buone pinte di birra è vero che si socializza, si discute, ci si confronta e talvolta, previo consiglio di un amico, si trovano soluzioni anche per risolvere problemi personali. Ma come si riconosce una birra ben servita? «La schiuma deve essere alta almeno un dito, anche se l’importante è che sia almeno un quinto o un sesto del bicchiere. Il quale a sua volta deve essere asciutto, anche se a riguardo ci sono due scuole di pensiero: c’è chi dice perfettamente asciutto e chi bagnato. Inoltre, la quantità di schiuma a mo’ di cartina tornasole, indica la freschezza della birra». Attenzione poi se quest’ultima «sa di fusto», se l’odore e il profumo sono metallici: vuol dire che è troppo invecchiata. Il che, se per un vino è un pregio, per una birra è un difetto.
Paese che vai abitudini che trovi. «Gli inglesi - spiega Stefano - la vogliono senza gas e schiuma e a temperatura ambiente, altrimenti il bevitore accusa il banchista di fregarlo sulla quantità. Tanto è vero che recentemente in Gran Bretagna sono stati cambiati i valori della pinta per considerare lo spazio della schiuma». Quanta è meglio berne? «Dopo il primo sorso, che è una delle sette meraviglie della vita, una giusta dose per un uomo adulto è una pinta. E un buon abbinamento? Il migliore in assoluto - va da sé - è con la pizza. La birra infatti, frizzante e leggera, si sposa perfettamente anche con pane e companatico. Inoltre, ci sono dei piatti, come i carciofi, che con il vino non vanno per niente d’accordo, ma provateli alla romana con un buon boccale di birra, ad esempio con una Stout inglese o una Eil originali». Si dice anche che la birra stia benissimo con le zuppe: in particolare una chiara doppio malto con la zuppa di cipolle o un cous cous di pesce pare sia il non plus ultra. Stefano è d’accordo, anzi rincara la dose: «Per non parlare dei cibi piccanti, che non amano l'abbinamento con l’uva, cioè con il vino, ma prediligono il gusto più amaro di una birra».
La birra è una bevanda dall’immagine molto giovanile. Infatti la bevanda alcolica tradizionale italiana, il vino, viene apprezzato soprattutto in età adulta. «Infatti ai più giovani il primato di birraioli, anche perché non costa troppo, una pinta varia dai quattro ai cinque euro. L’importante è non abusarne».
E a casa? La birra va conservata in un ambiente asciutto, lontana dalla luce e a una temperatura intorno ai 18 gradi. Le bottiglie vanno tenute verticali. Al contrario del vino, la birra con il tempo si deteriora. Perciò bisogna fare attenzione alla data di scadenza che corrisponde in genere a 18 mesi dal momento della produzione. Inoltre l’ossigeno è nemico della birra: perciò va consumata prima possibile dal momento dell’apertura. Questo vale anche per le birre alla spina: dall’apertura del fusto al consumo non devono passare più di due giorni. Infine meglio evitare di berla direttamente dalla bottiglia.

Anche la bionda deve decantare, prima di diffondere tutto il suo aroma.

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