Bisio: il bradipo? Non fa per me

L’attore doppia Sid: «Io sono molto più logorroico». La Littizzetto: «La mia giraffa è una single disinibita»

La voce umana, il suono meno ragionevole in natura. Sarà per questo che i cartoni di Pasqua hanno dato lavoro a una troika di attrici e di attori notevoli, già sotto sforzo per doppiare bestie singolari, dal bradipo al mammut. Il doppiaggio è un’arte tutta italiana, nostra croce e delizia, perché se da una parte ci consente di goderci film tradotti, magari, dal persiano, dall’altra impedisce ai prodotti nazionali di venir esportati come si deve. Aspettando di mandare all’estero una commedia made in Italy direttamente nella lingua del padre Dante, potremmo accompagnare i più piccoli a vedere L’era glaciale 2 e Uno zoo in fuga. Per poi abbinare, nel primo prodotto Fox, il personaggio del bradipo Sid all’eclettico Claudio Bisio, il mammut Manny al consumato Leo Gullotta, la tigre dai denti a sciabola a Pino Insegno, marito dell’ex-velina Roberta Lanfranchi, qui Ellie, femmina di mammut, cresciuta con due dispettosi opossum e convinta di appartenere alla loro razza. Quest’ultima non è l’unica nuova arrivata, nel ristretto pianeta dei doppiatori italici: c’è anche Lee Ryan, cantante miliardario dei Blue (una band di soli ragazzi), che da anglofono doppia Eddie, l’opossum, e canta Real Love (titoli di coda).
«Ho potuto farlo, perché l’italiano è una lingua molto passionale» ha confessato ieri all’Auditorium di Via della Conciliazione l’idolo delle ragazzine. Di fatto, lui non le sopporta, visto che si trova meglio con i maschietti (adora Tom&Jerry), ma Osvaldo De Santis, l’amministratore delegato della Fox Italia, ha fatto entrare le pischelle all’Auditorium, in occasione del lancio. Tra urletti e gridolini («ma quanto sei bbono!»), il disgelo è partito.
Claudio Bisio, invece, col crapone onusto degli allori televisivi di Zelig, non è nuovo all’arte di prestar voce ai disegni: è la seconda volta che doppia un bradipo, bestia lenta e goffa. «Per un logorroico come me, un simile animale non andava bene» commenta Bisius, già quattro anni fa nelle corde dell’animalone. «Quando risento il lavoro che ho fatto, in cinque giorni, mi stupisco della mia voce», fa il modesto, lui che preferisce Paperino. Più birichino, Pino Insegno predilige «tutta la produzione di Riccardo Schicchi, da Biancaneve sotto i sette nani in poi».
Ha giocato in casa Ricky Tognazzi, che in Uno zoo in fuga presta la sua ugola da sciupafemmine («le centraliniste dicono che ho una bella voce») al leoncino Ryan, costretto a misurarsi con le difficoltà della vita nel cartone della Disney.

Compagno di Simona Izzo, che con la ditta ereditata dal padre controlla le assegnazioni del doppiaggio, Tognazzi del suo personaggio dice: «Mi appartiene, non tanto in quanto padre, ma come figlio», alludendo al proprio genitore, bravo, quindi ingombrante. Luciana Littizzetto, poi, da il suo vocino petulante alla giraffa Bridget, «molto divertente come single disinibita, di cui s’innamora uno scoiattolo, che invece di guardarla negli occhi, la guarda nelle macchie».

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