Cultura e Spettacoli

Bisio commerciante di bachi Così si impreziosisce Baricco

Il comico propone una fascinosa versione scenica di «Seta»

A rigore, non si può parlare di teatro in senso stretto. Perché il Seta di Alessandro Baricco messo in scena da Claudio Bisio con il teatro dell’Archivolto di Genova è una lettura scenica. Tanto che, alla fine, quando il pubblico chiama in scena il protagonista, lui fa un passo indietro e indica il leggio come protagonista dello spettacolo.
Ma, nonostante fosse formalmente una lettura scenica, il Seta messo in scena dall’Archivolto è più teatro del teatro con tutte le definizioni al posto giusto. Perché la lettura di Bisio - fascinosa e insinuante, partecipe e secca, a tratti al grado zero della scrittura di Baricco - dà tempi, dà scenografia e dà luce al racconto della storia del commerciante di bachi da sete Hervè Joncour, protagonista del racconto. Così, un po’ alla volta, in platea, si insinuano lo stesso «mal di Giappone» di cui si ammala il protagonista e la forza incredibile dell’amore che attraversa tutto il romanzo. Il resto lo fa la regia di Giorgio Gallione, benissimo aiutata dalle scene di Guido Fiorato, splendide; dalle coreografie di Giovanni Di Cicco e dalla danza delle tre ballerine che attraversano e contrappuntano il racconto di Baricco e la lettura di Bisio: Daniela Bendini, Yoko Wakabayashi e Francesca Zaccaria. Gallione da anni cerca di estrarre teatro dalla letteratura, da Italo Calvino a Daniel Pennac, passando per Stefano Benni. E i risultati sono discontinui: si va da spettacoli bellissimi, come il Monsieur Malaussene proprio con Bisio, a roba inguardabile, come la Pinocchia scritta da Benni. Insomma, per farla corta: Gallione non rientra nella classifica fissa dei miei beni culturali teatrali.
Stavolta, invece, il racconto fa perfettamente centro. E l’uso delle luci, dei volti, dei passi di danza, delle musiche di Silvestri e delle macchine sceniche per contrappuntare la scrittura, regge alla perfezione. Senza barocchismi, né baricchismi, ma con assoluta semplicità. Certo, poi ci sono frasi del romanzo che nemmeno la più baricchiana delle regie e delle interpretazioni riuscirebbe a rendere. Qualcosa come «la preistoria di un sorriso» va addirittura oltre la più riuscita delle regie di Giorgio Gallione e l’ispiratissima interpretazione di Claudio Bisio. Ma, certo, non è colpa loro. Solo merito di Baricco.

Che tornerà all’Archivolto ad aprile con Barnum e il prossimo anno con Oceano mare.

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