Bisio: «Io, padre-padrone mi riscatto con il pallone»

Bisio: «Io, padre-padrone mi riscatto con il pallone»

da Trieste

«Forza con il dribbling, cacasotto!», strilla Claudio Bisio, la maglietta rossa e bianca numero 9, da attaccante, che corre a perdifiato nel campetto di calcio dell’oratorio Don Bosco. Il sole seccafichi di Trieste non dà scampo al suo crapone pelato, lucido sotto la bora leggera, ma lui, il beniamino della gioventù bruciata dalla sua vis comica, è lo sfidante del Diana Caffè e gioca duro contro la squadra del San Biagio, quelli delle pompe funebri. Una mano sul cuore, si piega sulle ginocchia e stop!, la vita gli si ferma un momento. È arrivata l’ora di capire che, a cinquant’anni e passa, non si forzano i limiti della propria esistenza. Non si va a letto con l’amante ventenne, imbottiti di Viagra. Non si vince facile, dopati. È l’abc di ogni ragionevolezza. Ma pure l’acronimo di Amore, bugie e calcetto, commedia corale del milanese Luca Lucini, il regista classe ’67 di Tre metri sopra il cielo, che sta ultimando le riprese di questa produzione Warner Bros. e Cattleya da quattro milioni di euro, con il sostegno della Friuli Venezia Giulia Film Commission.
Oltre a Bisio, nel ruolo di Vittorio, piccolo imprenditore del Nord Est, che produce macchine da caffè ramate, per locali di lusso, il cast sfoggia Angela Finocchiaro (è l’ex-moglie cardiochirurgo di Bisius), la bella Claudia Pandolfi, neomamma stavolta nel ruolo di moglie frustrata, pronta a indossare una tutina in latex, per riconquistare il marito (Filippo Nigro), anche lui fissato col pallone, Giuseppe Battiston (apprezzato in Pane e tulipani), attore di teatro, presto nuovamente con Bisio sul palco e i due attori di Notte prima degli esami, Andrea De Rosa e Chiara Mastalli (l’amante giovane). «Sono milanista da quando il Milan aveva la maglia con le righe strette. Ma odio Calciopoli», dice Claudio Bisio, che ha preso gusto a praticare il cinema.
«Adoro i film corali, che hanno una formazione 4-2-2-1, stando un po’ in attacco e un po’ in melina. Il mio è un personaggio bauscia, un mezzo padre-padrone con venti dipendenti, insieme ai quali recupera una dimensione umana, giocando a pallone. Se, all’inizio, ho un ruolo negativo, in finale recupero, perché dopo l’infarto, abbasso la cresta». Sarà l’ex-moglie, una Finocchiaro persuasiva quando lo fa riflettere («Vincere a tutti i costi? Si può anche pareggiare») a renderlo meno rampante. «Il calcetto è una metafora della vita e serve da collante tra le storie di tre uomini, che parlano delle proprie donne, quando si trovano in spogliatoio. Dopo il colpetto, infatti, avrò la maglia numero 2, giocherò in difesa e starò meglio. Com’è capitato a Matthäus e Di Biagio. E mollo la ventenne, tornando con l’ex-moglie, dopo la crisi della mia azienda, vittima della globalizzazione».
È un fiume in piena, l’ottimo Bisio. Da settembre a Natale riprenderà Zelig, al fianco di Vanessa Incontrada, spalla storica. Poi tornerà al grande amore, il teatro. «È il momento di portare i giovani a teatro. Per questo, insieme a Battiston, dagli Atti unici di Anton Cechov, trarrò una commedia semiseria, per sdrammatizzare la letteratura alta con sketch e battute.

E chissà che la Pandolfi, la Finocchiaro e la Mastalli non interpretino, per me, regista, le cechoviane Tre sorelle, in chiave semiseria». Intanto, il prete che gestisce il campetto, gli regala un’immaginetta della Madonna: con tutto il da fare che ha, il cielo deve proteggerlo.

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