MilanoStefano Boeri, il candidato alle primarie del centrosinistra a Milano, è un bugiardo. Non un buon biglietto da visita per uno che vorrebbe fare il sindaco. Anche perché a dirlo non sono gli avversari politici ma, pensate un po, la sua mamma. E non in un momento dira o in un comprensibile sfogo. Bensì in una prestigiosa pubblicazione (Cecilia Avogadro, Cini Boeri, architetto e designer, Silvana Editoriale, 2004) che ripercorre la prestigiosissima carriera dellallieva di Marco Zanuso, più volte esposta alla Triennale di Milano e vincitrice del Compasso doro per il divano Strips, disegnato nel 1972 per Arflex ed esposto presso la collezione permanente. Il figlio Stefano? «Ha sempre raccontato un po di bugie, per difendere la sua autonomia. Così banali che oggi come allora sono subito riconoscibili. Da piccolo se non voleva mangiare una pietanza faceva scene greche piegandosi in due, accusando un terribile mal di pancia».
Quisquilie da bambino? Non proprio. Ma una costante del carattere. Dato che la madre rincara la dose risalendo fino allo Stefano adulto. Quello dei giorni nostri e su cui il Pd punta per scalzare Letizia Moratti dal piano nobile di Palazzo Marino. «Ora è architetto - racconta sempre la madre nel libro -, dice sempre le bugie, si occupa di mille lavori insieme, oltre a insegnare alluniversità». Detto e ridetto. Anzi stampato. Un marchio, quello del bugiardo, che mammà appiccica sul figlio e dal quale Stefano farà davvero fatica a liberarsi. Anche perché lavvio della sua campagna elettorale non ha fatto che confermare il giudizio dellaustera genitrice che ha cresciuto i tre figli (tutti sessantottini) in un prestigioso appartamento della Milano super bene con vista su santAmbrogio. Tanto che i ragazzi non dovevano fare molta fatica a scendere semplicemente qualche rampa di scale quando gli extraparlamentari di sinistra, arrivati dalle fabbriche e dalle periferie, davano lassalto con spranghe e bulloni alluniversità Cattolica difesa dai pasoliniani poliziotti proletari. Mamma Cini guardava la scena da casa applaudendo agli sprangatori, tra cui il figlio Sandro, e inveendo contro i poliziotti. Che, infatti, quando scese in piazza larrestarono portandola in questura.
Tornando alle bugie del figlio Stefano, lelenco proprio in questi giorni si è allungato. A cominciare dal litigio con lavversario alle primarie, lillustre costituzionalista Valerio Onida che accusa il Pd di aver messo a disposizione del solo Boeri lindirizzario di iscritti ed elettori. «Nessun tesoretto» assicurava al Corriere della Sera Boeri il 24 ottobre. «Io questi elenchi non li ho. Noi come comitato stiamo usando i nostri, abbiamo 700 nomi faticosamente raccolti». Dichiarazioni dalle gambe cortissime, visto che un cittadino che aveva partecipato alle ultime primarie ha fatto ricorso al Garante per la privacy. Il motivo? Il suo nome, finito negli elenchi del Pd, è stato utilizzato dal comitato elettorale di Boeri per inviargli mail che pubblicizzavano appuntamenti elettorali. Boeri, dunque, gli elenchi dal Pd li ha avuti.
Non basta. Boeri è stato fino a poche settimane fa il capo della consulta degli architetti di Expo 2015. Una volta candidato, si è dimesso e da quel giorno ha cominciato a spalare fango sul lavoro fatto fino al giorno prima. «Larea Expo - dice - è infelice e continuo a pensare che ci troviamo di fronte a un meccanismo incerto e non completamente trasparente per cui grazie a investimenti pubblici due proprietari privati si preparano a costruire più che alla Bicocca su unarea più piccola».
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