Sarà pure il cuoco «lumbard» dell’osteria romana «Parolacce e supplì», però al lancio del suo nuovo film, A Natale mi sposo (da domani nelle sale, con 550 copie, regia di Paolo Costella), «Cipollino» fa il terrone. E porta in tasca sale, cornetto e peperoncino, contro la malasorte. «Non trovo volgare il mio film. Trovo più volgare ciò che succede in politica e in tivù», rilancia Massimo Boldi a chi gli contesta un surplus di «grottesco» nella commedia natalizia, in cui recitano, tra gli altri, Elisabetta Canalis, Vincenzo Salemme e Nancy Brilli. Qui il comico milanese fa Gustavo, cuoco che sogna di diventare grande chef e per questo organizza il catering d’un lussuoso matrimonio a Sankt Moritz. Filerà tutto liscio? Neanche per idea.
Ci risiamo col cinepanettone anticipato. Che film è, stavolta?
«È una sfida contro me stesso, a meccanismo complicato. Girando l’Italia, mi son reso conto dell’affetto di tre generazioni. Bambini neanche nati, quando lavoravo da vent’anni, che ora mi chiedono l’autografo… Nel film, natalizio e popolare, ho messo tanta voglia di far divertire. E tanta gioia. La sceneggiatura “larga” prevedeva una versione di due ore e venti: ho dovuto tagliare. Resta un film per famiglie, privo di messaggi e divertente».
A che punto è il testa a testa con l’ex-sodale Christian De Sica, altra colonna del Natale cinematografico?
«Ho qui il suo sms d’augurio (n.d.r. mostra il cellulare), ecco. I film che facciamo noi appartengono a un genere preciso: cerchiamo di divertire dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno. Dopo 25 anni con De Laurentiis, ho cercato di migliorare… Tornare con Christian? Perché no? Un domani, magari, se c’è un buon progetto… Se Berlusconi e Fini si rimettono insieme, anche Boldi torna con De Sica, che conosco dal 1972. Io avevo un gruppo, “La pattuglia azzurra” e lui faceva lo showman, cantava. Insomma, ci vogliamo bene».
Faccia una lista, come va di moda: che cos’è volgare?
«Il linguaggio di certe madri, quando si rivolgono ai figli piccoli, magari davanti all’asilo. Il linguaggio televisivo, in generale. Il modo in cui si fa shopping compulsivo. Mi chiedo una cosa: dove sono finiti i veri artisti?. Certo, A Natale mi sposo ha le tipiche forzature dei film popolari. Però non è che Benvenuti al Sud, o Maschi contro femmine usino un linguaggio da educande».
Il mondo dello spettacolo è in subbuglio: che ne pensa dei tagli al Fus?
«Io ho sempre fatto un cinema che non aveva bisogno di supporti statali. Ho girato un solo film con Pupi Avati, diciamo “impegnato”, e nessuno se n’è accorto. Però, dico da sempre ai giovani: attenti, questa non è una professione, ma un lavoro precario. Non illudetevi. Chi ha talento, a furia di combattere forse arriva. Ma non c’è da farsi illusioni. L’ho ripetuto anche a una lezione, tenuta di recente all’Università Cattolica di Milano».
Con la Canalis aveva girato La fidanzata di papà. È migliorata?
«Mi sembra più decisa e più seria. Sul set è anche venuto a trovarla Clooney. Col quale non ho mica parlato: lui ignora l’italiano, io l’inglese».
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