"Un bel giorno bisognerà che l’Italia riesca ad avere delle norme che hanno continuità, almeno sui temi che aiutano a far crescere il Paese. Penso, per esempio, alla riforma degli ammortizzatori, gli aumenti per i pensionati, le misure per i giovani, gli incentivi per la contrattazione aziendale, la decontribuzione per gli straordinari. È stucchevole questa continua ricerca di antagonismo, soprattutto quando si manifesta all’interno della stessa maggioranza".
Il suo non è un progetto neocentrista?
"I redditi, il welfare e le infrastrutture non sono temi di destra o di sinistra. Bisogna che le forze politiche dialoghino di più. Non è possibile che il governo smonti le leggi di chi lo ha preceduto in una sorta di movimento perpetuo autodistruttivo. Abbiamo sostenuto l’accordo sul welfare anche per salvaguardare l’efficacia e la presenza della Legge Biagi. E ora vorrei che sul secondo livello della contrattazione ci ritrovassimo tutti".
Non segue il consiglio del segretario della Cgil Guglielmo Epifani che le ha detto di stare attento alle sirene centriste? "La Cisl parla con tutti. Ho incontrato l’Udc e vedrò tutti gli esponenti delle opposizioni. Poi vorrei ricordare che la Cisl ha fatto accordi sia con il governo di centrodestra, sia con quello di centrosinistra. Il nostro mestiere non è avere amici o nemici, ma fare accordi. Se un sindacalista non li fa non serve alla comunità".
La Cgil è alle prese con problemi interni, messi in luce per la prima volta da esponenti di primo piano della segreteria. C’è veramente un’Opa della sinistra estrema su Corso d’Italia? "Quando si cammina troppo sui sentieri della politica si rischia di contrarre le stesse malattie. È molto più sicuro il sentiero del sociale. Lo ricordo sempre a Epifani".
Come volete votare al referendum sul Protocollo?
"Con un unico documento che proponga ai lavoratori un’indicazione precisa, senza se e senza ma".
Se ci dovessero essere modifiche cosa farete?
"Il Parlamento è sovrano, ma il governo, che ha siglato l’accordo, dovrebbe dare l’indicazione a non modificare nulla. Per quanto riguarda le parti sociali, mi sembra strano che uno primapartecipi all’attività concertativa e poi vada a cercare consensi in Parlamento per migliorare ulteriormente l’intesa. Ogni forzatura rischia di rovinare l’equilibro di quell’accordo".
Anche lei come Epifani è indignato per i toni del servizio dell’Espresso nel quale i sindacati sono stati definiti "L’altra casta"? Quando il Giornale fece un’inchiesta sullo stesso argomento voi non reagiste molto bene...
"Non mi straccio le vesti. Entro certi limiti fa parte del gioco. Ma attaccandoci, offendono milioni di lavoratori e pensionati".
Preoccupato dal fatto che la critica sia arrivata da sinistra?
"Se quelle cose le avesse scritte un poveraccio, senza potere e senza soldi, mi sarei preoccupato. Ma se lo dice una persona ricca di tutto non mi preoccupo. Vivo la cosa come una provocazione politica. Mi diverte semmai che chi prima sventolava il Capitale di Marx ora faccia la predica imbracciando le opere di Adam Smith. Quelli che ora ci attaccano, fino a ieri applaudivano a comportamenti non proprio moderati e hanno contribuito a costruire la mistificazione sulla Legge Biagi. Mi sembrano critiche di ex comunisti - Lumpenproletariat,mi permetta il termine, alle prese con un fallimento storico e in cerca di nuove legittimazioni. Il fatto, però, è che noi della Cislnonabbiamo nulla di cui vergognarci perché tutte le nostre azioni del passato sono sempre state ispirate all’interesse generale e alla democrazia".
Nega che Caf e patronati siano un business?
"Nessuno si chiede quanto costerebbe allo Stato gestire direttamente le funzioni dei Caf e dei patronati. Lo dico io: sei volte di più. La fiducia dei cittadini nei confronti dei sindacati è reale. Da quando i Caf sono stati allargati a circa 100 soggetti, le persone che si rivolgono a noi sono aumentate".
Sui bilanci converrà che in fatto di opacità non avete molto da invidiare alla "casta" politica...
"I nostri bilanci sono trasparenti e vengono approvati da nostri organismi associativi. Vorrei ricordare che noi siamo gli unici che i contributi li prendono direttamente dai lavoratori, che attraverso la delega sindacale, liberamente, rinunciano a una parte del salario".
E perché non con una tessera rinnovata di anno in anno?
"I sindacati non valgono meno delle assicurazioni o delle pay tv.
"Io a ragionamenti sul sindacato in generale non ci sto mai. Il dato importante è che noi della Cisl siamo autonomi dalla politica, abbiamo una rappresentanza molto estesa e nessun partito può vantare una forza del genere. Un fatto che in questo momento può dare fastidio".
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