Ho speso 86 euro per portare il mio cane da Milano a Pisa e ritorno con gli stessi treni che ho preso io pagando un normale biglietto di prima classe da 69 euro. Viaggio sempre in prima quando ho il cane perché di solito cè meno gente e più spazio: se incontri qualcuno che non sopporta gli animali puoi cambiare posto senza grandi problemi. Il vero problema, direi anzi lOdissea, è stato «munire lanimale del regolare documento di viaggio», ovvero comprare i biglietti per Pardo che ha otto mesi, pesa 5 chili scarsi e pur essendo un bassotto con un pedigree lungo come lui, è buono e silenzioso quanto un peluche. Per questo mi sono detta: «Posso viaggiare in treno, così risparmio soldi e non inquino».
Con gli altri due bassotti che in passato mi hanno allietato e complicato la vita non avrei mai potuto concedermi un simile lusso: erano i tipici esemplari di questa razza che adoro nonostante sia terribilmente invadente e allergica alla disciplina. Insomma decido di partire in treno con Intercity oppure Eurostar perché sapevo dellassurdo divieto daccesso canino sui treni ad alta velocità anche prima dellinterrogazione parlamentare sul viaggio del ministro Bondi con la cagnetta Grisbi a bordo di un FrecciaRossa. Sapevo anche che le Ferrovie dello Stato, o come diavolo si chiamano adesso, una ne pensano e cento ne fanno per complicare la vita di chi vuole viaggiare in compagnia di un animale domestico. «Noi non lo possiamo fare, vada in biglietteria» mi dice seccamente la prima signorina che ha risposto all892021, il magico numero di Trenitalia con cui si risolvono a caro prezzo un sacco di problemi ferroviari. Così quando le ho chiesto perché non mi poteva fare il biglietto per il cane e lei lha subito buttata in polemica, ho preferito tagliar corto pensando erroneamente di risparmiare tempo e denaro con internet.
Niente da fare, sul web lopzione cane non è prevista. Riprovo al telefono e stavolta trovo una signorina più gentile che a sua volta possiede un cane e mi spiega perché, secondo lei, non può emettere questo stramaledetto biglietto. «Vogliono controllare la taglia - dice - in più lanimale deve essere tenuto al guinzaglio e con la museruola oppure viaggiare nellapposito trasportino». Le chiedo cosa vuol dire «apposito», mi snocciola delle misure (non superiori a 70x30x50 centimetri) ed emette i biglietti per me.
Domenica 22 novembre mi presento in stazione mezzora prima della partenza. Pardo è comodamente seduto in una borsa porta-cane dentro cui ho infilato la sua coperta, una scatola di salviettine umidificate, linutile museruola, il guinzaglio e un sacchetto di bastoncini in midollo con cui giocare. «Secondo me quel cane è viziato da far schifo» ha detto una volta il direttore incontrandomi al ristorante con la bestiola acciambellata sulle ginocchia come un piccolo pascià. «Feltri ha ragione» mi dico imbestialita. Faccio la coda per comprare il biglietto e quando arriva il mio turno mi sento dire che questa è unagenzia e loro non lo possono fare. Corro alla biglietteria, provoco una crisi di nervi a un signore passandogli accanto: è un musulmano osservante e il Corano considera impuro il più fedele amico delluomo. Corro al treno e intanto ordino per telefono un biglietto di seconda classe. Il controllore mi dice che ho esagerato: bastava la tariffa bambino. Ho tentato di dirlo al bigliettaio della stazione di Pisa che mi ha fatto perdere venti minuti dorologio perché non riusciva a stampare la dicitura «viaggia con un cane» sul mio biglietto.
Ho perso le staffe tanto da gettargli villanamente i tre euro richiesti per la famosa dicitura, ma alla fine lui era una pasta di cristiano e per di più cinofilo. Pardo in possesso del suo regolare documento di viaggio ha perso la testa. Al primo controllo è uscito dal trasportino per far le feste al controllore e questo gli ha fatto una carezza avvertendomi del pericolo: uno più fiscale di lui avrebbe potuto chiedermi 75 euro per la disinfestazione del vagone o pretendere di farmi il biglietto per il cane con soprattassa di 50 euro. È successo esattamente questo con il controllore salito a Genova e deciso a far valere le sue ragioni.
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