Cronaca locale

Boni: «Non spetta alla Provincia decidere dove fare nuovi campi»

Marcello Chirico

«Penati ha individuato le aree dove costruire nuovi campi nomadi? Ci dica, dove si trovano? In quali comuni sono ubicate? Che destinazione d’uso hanno attualmente? Non credo proprio che siano aree destinate già a campi sosta o transito per la popolazione nomadi. Mi sa che Penati sta facendo i conti senza l’oste». Che, nel caso specifico, si chiama Regione Lombardia. Volendogli dare anche un volto, è quello del neo assessore a territorio e urbanistica Davide Boni, leghista celodurista che ha già detto chiaro che posizione assumerà su questa questione il Pirellone: tolleranza zero. Che comincia con lo stop ai finanziamenti (coi fondi Ue) a favore degli insediamenti già esistenti in Lombardia e culminerà con l’introduzione, all’interno del nuovo «testo unico» sull’urbanistica, del divieto di prevedere centri d’accoglienza o nuovi campi per immigrati nei piani regolatori civici. «Su questa questione dei nomadi sarò inflessibile, soprattutto in un momento come questo, con violenze e stupri a catena compiuti proprio da nomadi irregolari» promette Boni.
Un’inflessibilità che l’assessore leghista intende estendere pure nei riguardi delle istituzioni amministrative che non intendono essere altrettanto rigorose. Leggi: la Provincia di Milano, guidata appunto dall’ulivista Filippo Penati, il quale ieri ha proposto di sostituire la mega area di viale Triboniano con tre campetti minori da 100 posti l’uno, per i quali Palazzo Isimbardi avrebbe già individuato le aree. «Il presidente provinciale si sta comportando come in campagna elettorale - stigmatizza subito Boni -, quando prometteva l’esenzione dai ticket sanitari, non di competenza provinciale. Anche in questo caso dei nomadi decisioni del genere devono essere affrontate in primo luogo dai Comuni interessati, senza dimenticare il ruolo di pianificazione territoriale, che è di competenza regionale. E quindi, mia. Mi pare che Penati stia facendo i conti senza l’oste, che è il popolo lombardo, contrario, come il sottoscritto, ad agevolare in ogni modo chi ha dimostrato di non avere nessuna voglia di integrarsi».
Sempre in Regione, ieri Alleanza Nazionale ha posto il problema del rimpatrio dei nomadi, che per il capogruppo Roberto Alboni «non è di facile soluzione, considerato che molti di loro sono persone senza fissa dimora, e quindi clandestini. Proprio per questo motivo la legge Bossi-Fini incontra non poche difficoltà di applicazione, che si uniscono ai mille cavilli che si trovano spesso per impedire le espulsioni. Il problema deve essere affrontato prima possibile». Per questo An propone la riunione di un tavolo speciale, al quale partecipino Prefetture dell’intera Lombardia, Questure e istituzioni per trovare appunto tutti insieme una soluzione per il rimpatrio. Tavolo nel quale inserire all’ordine del giorno pure la chiusura di baraccopoli e insediamenti, alla luce della recente risoluzione Ue sulla tutela per le minoranze etniche.
«Per l’assemblea di Bruxelles - ha sottolineato l’europarlamentare Romano La Russa - zingari, nomadi e Rom sono considerati popoli maltrattati e discriminati.

Ritengo invece sia arrivata l’ora di discutere sulla chiusura di questi insediamenti, ricettacolo di armi e refurtiva, luoghi privilegiati per il traffico della droga e stupefacenti, rifugi per malviventi e criminali».

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