Boom di pensioni anticipate A gennaio arriva la «stretta»

Per i pensionamenti d’anzianità, quelli anticipati rispetto alle scadenze di vecchiaia, il 2010 sta facendo segnare un vero e proprio boom: in soli dieci mesi, tra gennaio e ottobre, le uscite anticipate dal lavoro sono state 155.440, a fronte delle circa centomila liquidate nell’intero 2009. Un aumento del 54%.
Si tratta, tuttavia, di un fenomeno che dall’anno venturo in poi sarà difficilmente replicabile. A partire dal gennaio prossimo entrano infatti in vigore le nuove regole per l’accesso alla pensione, con una sorta di doppio scalino: non solo sarà necessario raggiungere la cosiddetta «quota 96» - 61 anni d’età e 35 di contribuzione - ma, una volta raggiunti i requisiti, bisognerà attendere la prima finestra utile, almeno 18 mesi più tardi. In sostanza, questo significa che per andare a riposo sarà necessaria almeno un’età di 62 anni e mezzo.
Quali sono i motivi del boom delle anzianità? Secondo il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, il dato risente del forte calo delle pensioni d’anzianità che era stato registrato nel 2009. Quest’anno sono maturati i requisiti di uscita dal lavoro per gran parte dei lavoratori bloccati nel 2009, con l’aumento dello «scalino» da 58 a 59 anni. La gran parte dei pensionamenti anticipati riguarda il lavoro dipendente (97.559 contro i 56.963 del 2009), con un aumento del 71%. Incrementi molto più contenuti, e comunque inferiori alle previsioni, per artigiani, commercianti e coltivatori diretti.
A quanto confermano gli esperti della previdenza, il 2010 è un anno di assestamento, in attesa che il nuovo sistema pensionistico - affinato con un doppio intervento nelle ultime due manovre estive - vada a regime. Dall’anno prossimo, ci sarà l’effetto combinato del nuovo scalino e della «finestra mobile». E così, l’Istituto si aspetta per il 2011 un rientro dei pensionamenti ai livelli del 2009, ovvero intorno alle centomila unità.
I dati resi noti dall’Inps non preoccupano la Confindustria. «Il governo ha fatto una serie di iniziative sulle pensioni - ricorda Emma Marcegaglia - , e dunque il sistema è stabile e abbastanza in ordine». Di tutt’altro avviso le neo-segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che definisce l’aumento dell’età pensionabile come «un danno al sistema, e non un vantaggio». Secondo la Camusso, il boom di richieste di pensionamento anticipato nel 2010 era «prevedibile: chi a maturato i diritti, cerca di ottenere il prima possibile la pensione».
Da gennaio, in ogni caso, i requisiti per l’uscita dal lavoro saranno più stringenti. Le ricordiamo in sintesi.
Anzianità dipendenti.
Per andare in pensione con 35 anni di contributi è necessario aver compiuto i 61 anni. Per ritirarsi a 60, gli anni di contribuzione salgono a 36. Ma una volta raggiunti i requisiti, gli interessati dovranno attendere che si apra la prima «finestra» utile, diciotto mesi più tardi. Il pensionamento di fatto avviene dunque a 61 anni e mezzo, oppure a 62 anni e mezzo.
Anzianità autonomi.
Per commercianti, artigiani e lavoratori autonomi in genere sarà necessario raggiungere «quota 97», ovvero almeno 61 anni d’età e 36 anni di contributi. Anche in questo caso vale la regola dell’attesa per 18 mesi, e dunque si esce di fatto dal lavoro a 62 anni e mezzo, come minimo.


Sarà possibile avere comunque la pensione d’anzianità con 40 anni di contributi, ma è necessario attendere i soliti 18 mesi. Per il solo 2011 sale anche a 61 anni il limite d’età per il pensionamento delle donne nel pubblico impiego. Dal 2012, l’età sale a 65 anni.

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