Bordon: "Sono scontento, è vero Prodi si tolga di mezzo"

Riforme? L’intesa si fa solo facendo cadere il governo

Bordon: "Sono scontento, è vero Prodi si tolga di mezzo"

Roma - Senatore Bordon, lei è tra i più scontenti dell’Unione?
«Dipende, scontento di cosa?».
Di come l’Ulivo governa, visto che lo ripete ogni giorno...
«Detto così sembra un fatto personale. Io sono scontento di come va il Paese, di come si comporta una intera classe dirigente».
Lei è scontento di Prodi, lo sanno anche i sassi...
«Guardi, personalmente ho un ottimo rapporto... ma politicamente non lo posso negare, sono scontento, sì. Sopravvivere non serve».
Quale sarebbe la prima cosa da cambiare in Parlamento?
«Far sparire gruppuscoli e partitini che contemplano solo il proprio interesse nello specchio rotto del tornaconto personale».
Anche lei è parte di un gruppuscolo.
«E infatti parlo contro il mio interesse egoistico. Vorrei sparire».
Ha già annunciato le dimissioni.
«Le darò come promesso, il 16».
Tanto le respingono, come sempre.
(Ride) «Non credo. Farò un discorso così duro che non lascerò spazio a tentazioni... corporative».
E si candida a sindaco di Roma....
«Torno nella società civile, a fare diverse cose, dal professore al giornalista. Nel tempo libero, come tutti i cittadini, anche politica, a Roma».
Lei parteggia per una intesa fra Berlusconi e Veltroni, è noto.
«È vero. Credo che per realizzare un accordo utile al Paese occorre prima di tutto rifare il campo da gioco».
Da dove si comincia?
«C’è solo l’imbarazzo della scelta: le divise sono macchiate di fango, le linee del campo non si vedono più, le reti delle porte sono sfondate...».
Ma l’accordo è possibile?
«Va tolto il convitato di pietra Prodi. Se la destra rinuncia alla spallata e noi alla sopravvivenza».
Come?
«Basta ipocrisie.

L’accordo si fa se L’Unione accetta che la legislatura finisca prima del 2011».
E perché dovrebbe farlo?
«Semplice: perché sennò il governo cadrà lo stesso!».
Lo dice lei?
«No, la matematica: già ora, senza Turigliatto e Fisichella, siamo a 156, i numeri non ci sono più!».

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