Il borgo «abbandonato» anche dai relatori

È stato come organizzare un matrimonio nei minimi dettagli e accorgersi solo in chiesa di non aver invitato gli sposi. Lo sposo, in questo caso. I tavoli, i vassoi di portata, le bottiglie per il brindisi. Dai giornalisti all'aperitivo finale, davanti alla Pro Loco di Bargagli era tutto pronto. Tranne i relatori del convegno su «Barego, borgo abbandonato dell'alta Valbisagno». Barego? «Quando mi hanno chiesto di intervenire ho confessato che non conoscevo Barego, non ne avevo neanche mai sentito parlare», non ha timore di dire il direttore dell'ufficio del turismo della Provincia di Genova, Marco Fezzardi. Stessa storia per il gastronomo Sergio Rossi che prima del suo intervento su «Cibo e cucina del passato» ha «voluto visitare il Borgo sopra Traso». Mentre la responsabile territoriale della Sovrintendenza, Silvana Balbi, ha potuto vedere il paese durante il convegno nei flash scattati dalla giovanissima fotografa statunitense Erika Johnson con una laurea in arte e fotografia conseguita al Columbia College di Chicago. Eppure «avevamo dato a tutti i relatori una copia del libro di Eugenio Ghilarducci, Antiche Genti di Liguria», spiega l'assessore al Turismo Arnaldo Buscaglia. Che probabilmente non ha letto l'ultimo volume dello storico bargaglino, «Storie di vallata-3». Quasi una provocazione di fronte alla nebbia in cui annaspano i relatori visto che l'ultima fatica di Ghilarducci si apre col capitolo «Barego non ha più misteri e svela la sua storia». Ultima fatica ma solo per ora, rassicura Ghilarducci (contattato al telefono) che sta lavorando al prossimo libro nonostante il lapsus del sindaco Sergio Aveto: «Il più importante storico di Bargagli era (ops!) Ghilarducci». E mentre in sala si scatenano le polemiche con alcuni proprietari della case di Barego («il Comune organizza e progetta senza neanche contattarci») scorrono le immagini del borgo medievale rimasto sepolto per decenni sotto i rovi. Gli antichi archi a sesto perfettamente conservati, i cortili tra i muri di pietra, gli architravi in legno. Un paesaggio fantastico riportato alla luce in questi anni e che un'associazione di volontari locali ha valorizzato ripristinando gli antichi sentieri che formano il cosiddetto «anello di Traso» passando per Ciapa, Barego, Colle Speranza e Trapena alta. Un percorso «nella propria memoria e nelle proprie tradizioni», secondo Fezzardi, che corre seri pericoli. Perché «allo stato attuale non esiste alcun vincolo monumentale su Barego», spiega Silvana Balbi. Insomma, basterebbe una semplice Dia (dichiarazione di inizio attività) per buttare all'aria l'intero borgo e ricostruirlo.

Un invito a tutti a vigilare comunicando eventuali interventi alla Sovrintendenza che in tal caso potrebbe adottare un vincolo di urgenza: sembra suggerire la responsabile dei Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria.

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