Politica

Borrelli attacca i politici: non chiedete clemenza

Gian Piero Scevola

Francesco Saverio Borrelli non smobilita, anzi raddoppia. Dopo la prima inchiesta conclusa con una relazione di 193 pagine che ha portato a 30 deferimenti da parte del procuratore Stefano Palazzi, è in pieno svolgimento la seconda parte delle indagini che riguardano Lecce, Messina, Reggina, Empoli, Siena e Arezzo. Ieri è toccato prima all’ex arbitro Daniele Tombolini che diresse Lazio-Brescia del campionato 2004-05, una delle partite finite nel mirino degli inquirenti e nel pomeriggio all’arbitro mondiale Roberto Rosetti, che fischiò in un’altra partita incriminata, Lazio-Fiorentina, con il macroscopico mani sulla linea del biancoceleste Zauri non visto dal fischietto torinese. Due ore di interrogatorio e poi Tombolini ha lasciato la sede di via Allegri senza rilasciare dichiarazioni, altrettante per Rosetti che, ugualmente, s’è imposto il silenzio. Ascoltato anche Giuseppe Vitale, dg dell’Empoli e, soprattutto, l’allora allenatore del Lecce Zdenek Zeman.
«Queste audizioni non riguardano il giudizio in corso - sottolinea Borrelli -. Si tratta di altri episodi in parte connessi all’inchiesta e in parte no, ma non c’erano motivi di urgenza». A chi chiede la sua opinione in merito agli interventi della politica tesi a chiedere un’amnistia sullo scandalo del calcio, Borrelli, sempre sorridente e cortese, risponde: «Ne penso tutto il male possibile». Salvo poi chiarire: «Ritengo che il procedimento disciplinare non debba avere nessuna connessione con la vittoria dei mondiali. Io ho grande ammirazione per quello che hanno fatto gli azzurri, ma il problema disciplinare è e rimane diverso. Perché se adesso si chiede indulgenza, paradossalmente si sarebbe dovuto dire che in caso di sconfitta ci doveva essere maggiore severità. E questo è assurdo».
Borrelli ha anche parole di simpatia per Lippi: «Io non sono un tifoso di calcio, ma da tifoso italiano mi dispiace che Lippi abbia deciso di lasciare la panchina azzurra all’indomani di una vittoria così importante. Lippi è stato l’artefice di questa vittoria in Germania e mi dispiace davvero che abbia lasciato. Ho sempre avuto ammirazione per gli azzurri e per Lippi». Precisa inoltre che i soggetti coinvolti nel maxiprocesso, che attualmente vede riunita da cinque giorni la Caf in camera di consiglio, «sono diversi da quelli che hanno portato la vittoria dell’Italia e, per questo, non c’è nessun motivo che il giudizio venga influenzato». Per concludere: «Ma non vorrei essere coinvolto in altre questioni, noi pensiamo a fare solo il nostro lavoro». Un Borrelli dunque che segue a ruota il decisionismo del Commissario Guido Rossi che ha imposto tempi e ritmi e dettato le norma da seguire con l’unico obiettivo di far concludere al meglio i processi e far partire i campionati. Nessuna concessione, dunque, da parte dell’ex procuratore di Mani pulite, nessun cedimento alla voglia di «buonismo» che percorre tanti politici.
La pensa così anche Zeman, ascoltato in merito alle sue dichiarazioni dopo Lecce-Fiorentina 2-2 della stagione 2004-05 e sulle critiche ai suoi giocatori dopo Lecce-Parma 3-3, dello stesso campionato. «Mi hanno chiesto un po’ di cose, non so se le mie parole sono state importanti o no», il serafico commento del tecnico boemo dopo quasi due ore di faccia a faccia con Borrelli. «Penso male di possibili abolizione di pene o di amnistie. Se qualcuno ha sbagliato e ci sono le prove contro di lui, è giusto che paghi», continua Zeman. «Mi sembra che ci sia la voglia di fare sul serio, non è successo ancora niente, ma mi auguro che il mondo del calcio faccia pulizia. Spero, insomma, che si cambi sul serio. Borrelli? Mi sta simpatico. Il rischio che tutto finisca a tarallucci e vino? C’è, ma mi auguro che questo non accada.

Io le sanzioni le reputo eque, ci sono delle intercettazioni, su questo bisogna prendere provvedimenti affinché non si ripetano le cose che sono accadute sino a oggi nel calcio».

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