Conta solo una cosa quando ci sono crolli di una tale entità: salvare la pelle e rimanere a galla. In casi come questo, il primo obiettivo che dobbiamo porci è quello di preservare il capitale. Non dobbiamo farci guidare dalla fiducia o dalla speranza, perché alla fine non importa se il crollo di un’azione sia giustificato o no, conta la verità dei grafici.
A monte dell’investimento, infatti, dobbiamo prevedere un piano di risk management e piazzare uno stop loss: una soglia che non intendiamo oltrepassare, a prescindere da quali siano le nostre convinzioni e speranze sul titolo in questione.
Quando abbiamo un titolo in perdita e in ballo ci sono i nostri soldi, s’innescano una serie di meccanismi psicologici che non ci permettono di ragionare a mente lucida e che ci spingerebbero a compiere azioni avventate, non sostenute dalla logica. Per questo, già in fase di progettazione dell’investimento, dobbiamo stabilire una quota di stop loss, che se venisse raggiunta comporterebbe automaticamente, senza bisogno di ulteriori analisi, la nostra uscita dal mercato.
Sembrerebbe scontato, ma è giusto ribadirlo: perdere fa male. Quando si parla di mercato, che è incerto per definizione, non possiamo che mettere in conto il fatto che, prima o poi, incapperemo in azioni che ci porteranno a delle perdite, ma è proprio grazie a questa consapevolezza che possiamo razionalizzare e giocare d’anticipo.
Non dobbiamo mai arrivare a metterci, dunque, nella posizione di perdere il 50% del nostro capitale: oltre alle conseguenze finanziarie, le conseguenze psicologiche sarebbero devastanti. Difficilmente ci si potrebbe riprendere da una perdita così grossa e tornare a scommettere sul mercato a fronte di perdite così importanti; d’altra parte, qualora limitassimo le nostre perdite al 10%, sarebbe molto più facile tornare ad avere una visione rosea del futuro, evitando di guardare agli investimenti futuri con un eccesso di
scetticismo ed apprensione.
Come si evince dal grafico, nel momento in cui abbiamo un trend rialzista che culmina con la rottura al ribasso della trendline, toccata in precedenza per ben tre volte, poi ci troviamo davanti ad una possibile ampiezza del ribasso ampia quanto la maggiore escursione dei prezzi durante il rialzo.
Nel grafico di cui sopra, la massima escursione al rialzo viene indicata dalla prima barra verticale, che viene poi riproposta a prevedere il ribasso proiettandola dal punto di rottura (sempre al ribasso) della trendline rialzista. L’obiettivo del movimento ribassista così calcolato è di 23.650 del Ftse MIB40, punto in cui troviamo peraltro un ulteriore supporto dato dal minimo precedente.
Considerando l’andamento prevedibile, dunque, non ci resta
che giocare d’anticipo e correre ai ripari, uscendo dalla posizione senza subire il drastico crollo dei prezzi.Se ti interessa il nuovo libro di Emilio Tomasini “Sistema di trading Tomasini” per ordinarne una copia clicca
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