L’oro record diventa digitale. Londra dà il via agli scambi

Mentre cresce la fibrillazione sul fronte dei bond di Stato. World Gold Council avvia le procedure del nuovo mercato

L’oro record diventa digitale. Londra dà il via agli scambi
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Mentre il mercato obbligazionario è attraversato dalle tensioni sui titoli di Stato, l’oro invece prende quota e brilla più luminoso che mai. Ieri il metallo giallo ha segnato un nuovo record atterrando in area 3.600 dollari. Non solo le tensioni geopolitiche e la prospettiva di tagli dei tassi per la Federal Reserve, anche la bufera politica francese e i record toccati dai Gilt trentennali (5,7%) - dai Treasury stessa scadenza (5%) e dai titoli giapponesi al massimo storico (3,29%) - stanno spingendo l’oro verso mete sempre più lontane. Solo negli ultimi sette giorni, il lingotto “fisico“ ha guadagnato il 5% che, se misurato da gennaio, diventa 36%. Per dirla tutta, negli ultimi tre anni il suo valore è più che raddoppiato: un balzo insolito per un bene che dovrebbe rappresentare il rifugio contro gli imprevisti. E in uno scenario geopolitico che non cambierà a breve e in linea con la spinta di Donald Trump verso una politica monetaria più espansiva, è facile immaginare che il metallo prezioso continuerà a volare alto, con gli investitori che oggi lo vedono non solo cone bene rifugio ma anche come opportunità d’investimento a breve.

L’oro ha però un problema: la negoziazione può rivelarsi lunga, perchè si basa sullo spostamento dei lingotti fisici. Per questo il World Gold Council, l’organismo mondiale che rappresenta le società aurifere, sta pensando di lanciare una forma digitale dell’oro, con l’ambizione di rivoluzionare questo particolare mercato. Secondo David Tait, ceo del World Gold Council, questo nuovo format consentirebbe di «trasferire digitalmente l’oro all’interno dell’ecosistema, quasi fosse una garanzia».

Infatti, sebbene molti investitori apprezzino l’oro proprio per la sua natura fisica, la digitalizzazione dei lingotti potrebbe ampliare enormemente lo spessore delle transazioni.

Nonostante la crescita record dell’ultimo anno, per la maggior parte delle banche e degli investitori istituzionali questa non si è convertita in reddito, infatti si tratta solo di un’attività statica. D’altro canto, se l’oro fosse digitalizzato potrebbe essere utilizzato per soddisfare le richieste di margini e come garanzia. Gli attuali meccanismi di garanzia collaterale sull’oro presentano infatti notevoli limitazioni. La nuova unità digitale, chiamata “pooled gold interest“, consentirà invece alle banche e agli investitori di acquistare e vendere quote frazionate di oro fisico detenuto in conti separati. La procedura è già nella fase di prova: si partirà nel primo trimestre 2026 su Londra il cui mercato conta 900 miliardi di dollari in oro. Dopo molti fallimenti, tutto sembra destinato a far sì che la scommessa del World Gold Council abbia successo. Finora la maggior parte di tentativi di creare stablecoin con l’oro come sottostante non hanno avuto fortuna. Le uniche due stablecoin di successo sono oggi Tether Gold e Pax Gold che però supportano, rispettivamente, 1,3 miliardi e 1 miliardo di dollari.

Il piano potrebbe però incontrare delle

resistenze. Il mercato dell’oro è nelle mani di operatori storici fortemente radicati e avversi al rischio. Tait ne è consapevole, ma sembra convinto che «man mano che il database diventerà onnipresente, tutti lo useranno».

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