Settembre nero per le criptovalute, ma Tether avanza

In un mese le monete digitali hanno bruciato 162 miliardi. Devasini nuovo paperone

Settembre nero per le criptovalute, ma Tether avanza
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Anche quest'anno, ed è l'undicesima volta di fila che accade, settembre si è confermato essere un mese maledetto per le principali criptovalute che, in meno di un mese, hanno bruciato 162 miliardi di dollari di capitalizzazione.

A spaventare il mercato sono state Bitcoin ed Ethereum, da sempre faro per chi investe sul settore. Nello specifico, la moneta virtuale di Satoshi Nakamoto è tornata sotto quota 110mila dollari e potrebbe scendere ulteriormente, con un forte crollo rispetto ai 124mila toccati ad agosto. Tra le cripto principali, a subire i danni maggiori è stato comunque il Dogecoin che ha perso il 6,3 percento. Da che cosa dipende questa sbandata? Senza dubbio il contesto macroeconomico ha esercitato una pressione significativa: tensioni geopolitiche, rallentamento della crescita e dati occupazionali deboli negli Stati Uniti hanno creato un clima di avversione al rischio e il mercato delle criptovalute, che è storicamente molto rischioso, ha iniziato a perdere pezzi. A pesare è stata inoltre la vendita a scadenza di alcuni derivati.

Malgrado le promesse del presidente Donald Trump, incombe poi lo spettro di normative più stringenti per l'intero settore sia negli Stati Uniti sia nella zona euro: si va dall'ipotesi di misure antiriciclaggio più severe a nuove regole di Borsa fino all'idea di aumentare i controlli sulle valute digitali finite nelle casse delle società.

Tutto questo ha provocato un effetto domino che ha schiacciato la capitalizzazione complessiva di tutti le cripto asset a 3,8mila miliardi, un mercato molto piccolo se si pensa che Apple da sola ha un market cap di 3,79mila miliardi.

Nel frattempo, tutti gli occhi sono puntati sul Bitcoin, infatti dal momento che questo rappresenta ancora circa il 67% del valore totale del mercato, se ritrovasse forza, l'intero comparto potrebbe riprendersi.

Sullo sfondo però c'è una cripto che nonostante le incertezze e la volatilità continua a crescere: Tether. Questa moneta dal cuore italiano, fondata nel 2014 dal chirurgo Giancarlo Devasini (in foto) e dall'informatico Paolo Ardoino, ma con sede a Hong Kong, ha circa 170 miliardi in circolazione, quasi 500 milioni di utenti globali e collega le valute tradizionali e le risorse digitali, come il Bitcoin. Di recente la società ha anche ragionato su un aumento di capitale da 15-20 miliardi, corrispondenti al 3% del suo valore attuale.

Se questo finanziamento venisse completato, anche solo nella forbice più bassa, la valutazione complessiva potrebbe passare da 172 miliardi a 500 miliardi. Un simile risultato, renderebbe Devasini il quarto uomo più ricco del mondo, con un patrimonio di circa 250 miliardi.

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