da Milano
Le Borse internazionali finiscono di nuovo nella trappola dei mutui subprime, mentre sugli Stati Uniti sembra farsi più concreto il rischio di recessione. La causa dinnesco delle vendite, costate ai listini europei altri 152 miliardi di euro di capitalizzazione, è stata ancora una volta Citigroup, colpita dalla stima di Goldman Sachs, secondo cui la prima banca statunitense sarà costretta a procedere con svalutazioni fino a 15 miliardi di dollari per far fronte alle perdite provocate dalla crisi dei prestiti a rischio dinsolvenza.
Lavvertimento di Goldman Sachs, che ha anche tagliato a sell (vendere) il giudizio sul titolo Citigroup e abbassato il prezzo obiettivo di Merrill Lynch e Morgan Stanley, ha ulteriormente convinto gli investitori che il virus subprime è ben lontano dallessere debellato. Del resto, anche lagenzia governativa Freddie Mae è nei guai: perdite ulteriori, tra 1 e 5 miliardi di dollari, potrebbero essere iscritte a bilancio a causa dei subprime. Uninfezione da cui il Vecchio continente non è immune: Ubs (meno 4,63%) potrebbe subire - dicono gli analisti di Creditsights - «perdite sostanziali» a causa dei suoi 20 miliardi di dollari di attività in titoli del credito strutturato, mentre Swiss Re (meno 10,5%) ha ammesso di aver dovuto svalutare per 980 milioni di euro. In assenza di notizie confortanti, i mercati hanno imboccato con decisione la via del ribasso: Parigi ha ceduto l1,44%, Francoforte l1,32%, Zurigo il 2,4% e Londra addirittura il 2,7%. A Milano il Mibtel, arretrato del 2,46%, ha aggiornato i minimi dellanno, mentre a Wall Street le lancette degli indici hanno oscillato per lintera seduta attorno a una perdita tra l1% e il 2%. Di ben altre proporzioni sono state le flessioni accusate soprattutto dai titoli bancari, a cominciare da Northern Rock (meno 21%), finita nella polvere dopo aver comunicato che le offerte ricevute finora per rilevare listituto sono inferiori agli attuali valori di mercato. Bersagliate dalle vendite anche Royal Bank of Scotland (meno 5,2%), Crédit Agricole (meno 4%), Commerzbank (meno 2,6%) e, a Piazza Affari, Mediobanca (meno 7,1%, anche per effetto dello stacco del dividendo), Bpm (meno 5,6%) e Unicredit (meno 3,38%).
I timori di un allargamento della crisi immobiliare e del credito ad altri settori sono peraltro condivisi dagli analisti del Nabe (National association for business economics), che prevedono un sensibile rallentamento della crescita Usa nel quarto trimestre, stimata in un più 1,5% rispetto allespansione del 3,9% del periodo precedente.
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