Economia

Bot, tutti li vogliono. E i rendimenti crollano

Fuga dal rischio, verso il porto sicuro dei titoli di Stato. Considerati una specie in estinzione fino a non molto tempo fa, i Bot people stanno vivendo una seconda giovinezza. Sono infatti sempre di più i risparmiatori che vanno alla riscoperta del vecchio Buono del Tesoro. Anche a costo di accettare rendimenti magrissimi, ben al di sotto del tasso di inflazione.
L’ennesima conferma si è avuta ieri con l’asta di fine anno dei Bot semestrali: richieste per 18 miliardi a fronte di un’offerta complessiva pari a 13 miliardi, per una remunerazione lorda inferiore al 2% (1,91%), la più bassa degli ultimi cinque anni. Quanto all’interesse netto, è appena dell’1,25%. Si assottiglia anche l’interesse sui Ctz che si è attestato al 2,969% (-0,297%). Il calo dei rendimenti comunque non sembra destinato a rientrare nel breve periodo. Anzi, per effetto della politica monetaria della Bce (che tuttavia potrebbe subire degli aggiustamenti nel corso dell’anno prossimo) e delle forti richieste che stanno interessando i titoli a breve, è molto probabile che «nei primi mesi del 2009 si vedano sul mercato rendimenti ancora più bassi di quelli attuali», spiega un operatore. «Preoccupa l’effetto sui Cct - aggiunge un altro operatore -: i Bot semestrali vengono utilizzati per il calcolo delle scadenze primo gennaio e primo luglio».
L’esito dell’ultimo collocamento, pur non del tutto significativo perché storicamente monopolizzato in buona misura da banche e investitori istituzionali, segnala appunto una crescente avversione al rischio legata alle turbolenze dei mercati finanziari e in particolare delle Borse, che si apprestano ad archiviare un 2008 disastroso. Piazza Affari, per esempio, ha bruciato dall’inizio di gennaio 352 miliardi di euro, in pratica un miliardo di euro al giorno, dimezzando di fatto il proprio valore. Questa avversione al rischio sembra tra l’altro estendersi anche alle obbligazioni societarie, nonostante siano più remunerative rispetto ai titoli di Stato. Allo stesso modo, la forte richiesta di Bot a sei mesi esprime anche la volontà di non tenere i risparmi «parcheggiati» sul conto corrente. Forse perché non si sono ancora del tutto dissolti i timori legati alla tenuta del nostro sistema del credito.
Le emissioni 2008 non si sono esaurite con l’asta di ieri, ma vedranno oggi un’appendice con il collocamento di 4,5-6 miliardi di euro tra Btp a tre e dieci anni e Cct. L’attesa per il decennale marzo 2019 ha messo pressione allo spread Italia-Germania, attorno ai 145 punti base. Secondo alcuni trader, l’allargamento del differenziale Btp-Bund è alimentato da elementi speculativi e psicologici destinati a rientrare non esistendo un rischio-Italia. «Qualche banca tedesca è fallita - ricorda un operatore - non le nostre».


Buone notizie infine per i possessori di mutui indicizzati: l’Euribor a tre mesi, riferimento che le banche utilizzano per fissare le proprie politiche sui prestiti ipotecari, è sceso ieri al 2,973%, portandosi ai nuovi minimi dalla metà di giugno del 2006.

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