Bottiglia molotov nella notte contro un rifugio di sbandati

Il fuoco è stato subito spento. L’edificio è ritrovo abituale di alcuni travestiti dediti alla prostituzione

Una bottiglia molotov scagliata l’altra notte contro uno stabile abbandonato, diventato rifugio di una mezza dozzina di romeni, e anche Milano si sveglia con la paura di dover fare i conti con una rivolta prossima ventura contro gli zingari. Siamo ancora lontani dagli episodi di Napoli, dove il bersaglio erano chiaramente i campi sosta, ma certamente in città la convivenza tra italiani e rom non è delle migliori, tanto che 2 anni fa venne incendiata un’area attrezzata prima ancora che iniziassero gli insediamenti.
La molotov scagliata l’altra notte intorno alla mezza, con pochi danni in quanto le fiamme sono state subito spente dagli stessi «inquilini», potrebbe infatti avere altre «paternità», in quanto nell’area dismessa, un edificio di proprietà del Comune in via Morosini 8, zona ovest della città, oltre ad alcuni lavoratori in regola, vivono anche due prostituti di 23 e 24 anni. E su questo non ci sono dubbi: uno di loro era ancora vestito da donna quando sono arrivati i carabinieri. E la bottiglia incendiaria è finita proprio contro l’ala dell’edificio dove si sono sistemati i «ragazzi di vita».
Un chiaro messaggio contro il previsto insediamento dei rom fu invece quello lanciato la sera del 21 dicembre 2006 a Opera, paese alle porte di Milano, quando alcuni manifestanti incendiarono le tende della protezione civile che nei giorni successivi avrebbero dovuto ospitare i rom, appena sgomberati da un vicino insediamento abusivo.

Un’esasperazione arrivata dopo i molti casi di aggressioni, furti, rapine e stupri commessi da questa turbolenta comunità, presente in maniera massiccia sul territorio milanese. Una presenza che si traduce in almeno 10mila soggetti distribuiti in 11 aree attrezzate e autorizzate dal Comune ma anche in circa 130 insediamenti abusivi.

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