Nel garage ci stavano due Mercedes, una Rolls Royce Seraph, una Rolls Corniche convertible, una Bmw 750, una Harley, una Bentley, una Caddy 1970, una Ford Suburban, una Jeep Cherokee 1990. Nella testa quella domanda di suo fratello: «Big Daddy perché ti alleni così forte? Tanto, prima o poi tornerai con noi nel ghetto». E la risposta era sempre la stessa: «No, non succederà». Big Daddy era un ragazzone esuberante e ciarliero, cento chili per due metri. La sua segreteria telefonica metteva chiunque di buon umore: «Qui è Big Daddy, il grande papà, il migliore del mondo. Eccomi, siate brevi». Ti raccontava di tutto e di più. Vincerò le Olimpiadi (ma arrivò secondo a Seul 1988). Vincerò il campionato del mondo dei massimi, e cè riuscito. Stenderò Joe Frazier, non uscirà dal ring fumando. E, a quel punto, capivi che mancava qualche rotella, avendo Smoking Joe chiuso con il ring già da qualche annetto.
Big Daddy era, ed è tuttoggi, Riddick Lamont Bowe, un grande orso nero che, dicevano, ti vien voglia di abbracciare. Gli occhi suoi si dilatavano come quelli di un bambino davanti ai filmati di Muhammad Alì. Ma poi, quando toccò a lui stare sul ring, dimostrò di avere quel tanto di personalità vincente che, probabilmente, carpì divorando i film dei match di Alì, Frazier, Norton, Holmes. Laltro suo nickname, Sugar Man, dice che il tipo era un bonaccione. «E, a differenza di Tyson, non è mai stato un teppista», raccontano le biografie.
Riddick non è più tornato nel ghetto da cui è venuto, ma è come se ci fosse tornato. Chissà dove sono finite le sue meravigliose auto? Di recente lo hanno visto nel New Jersey, allangolo del mercato delle pulci di Meadowlands. Era Big Daddy lambulante, che vendeva pezzi della sua storia: guantoni autografati a 60 dollari, foto sempre con autografo a 35 dollari. «Un vero affare!», ripeteva con il pennarello in mano, piazzato davanti ad una roulotte, 130 kg di grasso, 41 anni ormai pesanti e la speranza di tornare sul ring per racimolare qualche altra manciata di dollari.
Storia tipica dei dannati del ring. Volatilizzati i danari, restano solo il nome e i ricordi. Big Daddy è sempre stato un po strano: dopo la sconfitta contro Andrew Golota, un polacco con il quale gli deve esser saltata qualche rotella, ha cominciato a dispensare ad amici e conoscenti scarpe, pantaloncini, cinture conquistate sul ring. E Judy, la prima moglie, che si disperava, perché quelle cose le aveva promesse ai figli. Ma la vita è stata tutta un saliscendi. Dodicesimo di tredici figli, e non si sa di quale padre, un fratello morto di Aids, una sorella accoltellata a morte da un drogato, è sopravvissuto allinferno del Brownsville, il quartiere di New York che sconvolge le statistiche sulla criminalità, dove le ragazze si vendono per pochi soldi, è il regno degli spacciatori, linferno da cui sono usciti anche Mike Tyson, Mark Breland, Danny Kaye. Talvolta, davanti alla porta del condominio di casa Bowe si creavano lunghe file di gente in attesa di comprare o consumare il crack. Non cera età per spacciare: sulle scale Riddick incrociava bambini con la pistola in mano o con droga da smerciare.
La vita sul ring è stata il suo affare: il canale televisivo Hbo lo mise sotto contratto per 100 milioni di dollari. I tre incontri con Evander Holyfield sono stati dei quadri dautore. Due vinti ed uno perso. Conquistò il mondiale il 13 novembre 1992, atterrando Holyfield nell11° round, mentre il 10° passò alla storia per la rivista The Ring, la Bibbia della boxe, come il round dellanno, uno dei più belli mai visti. Nella rivincita (1993) perse lincontro e, tra una mitragliata di cazzotti e laltra, vide planare sul quadrato un paracadutista pazzo, James Miller, che aveva deciso di atterrare sul ring di Las Vegas. La conquista del titolo lo fece sentire un Alì. Cominciò a girare il mondo, linizio della fine della sua storia: andò a trovare Nelson Mandela, il Papa, i bambini che morivano di fame in Somalia. Il cervello cominciò a fumare. Chiese di entrare nei marines, un vecchio sogno. Sui pantaloncini della rivincita con Golota fece stampare i gradi da sergente. A 29 anni il sogno si avverò, ma rimase nel Corpo solo 11 giorni. Qualche volta mise ko perfino Judy, la prima moglie. E quando cercò di rimediare alla separazione, pensò di andare a riprendersi lei e i cinque bambini. Scelse di convincerli sequestrandoli sotto la minaccia di un coltello e di uno spray al peperoncino. Finì in galera per 18 mesi. Poi decise di sposare Terry. Disse a chi lo pensava punchy, svanito dai colpi ricevuti: «Sarà il mio secondo rodeo».
Come tanti, come i dannati, Bowe capì che il modo migliore di sopravvivere era sul ring. Ci riprovò: esibizioni penose. Lo atterrarono le disavventure giudiziarie. Gli toccò la bancarotta: in nove anni si mangiò 15 milioni di dollari. Oggi, a 41 anni, cerca un altro avversario sul quadrato. Gli hanno diagnosticato danni cerebrali, ma i pugni fanno meno paura di tutto il resto. Ne ha fatto una regola di vita.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.