Massimo Restelli
da Milano
Martedì la disponibilità a dimettersi messa per iscritto dai consiglieri, ieri la decisione di fissare laddio corale a lunedì 12 dicembre. Prosegue la guerra di posizione tra la Procura di Milano e Banca Popolare Italiana che torna a chiedere lo sblocco dellimpasse Antonveneta fissando subito dopo il ponte dellImmacolata la riunione del cda per ufficializzarne le dimissioni. Sul tavolo ci sarà anche la convocazione dellassemblea dei soci che a gennaio, con ogni probabilità venerdì 20, saranno chiamati a scegliere i nuovi consiglieri: Bankitalia avrebbe già suggerito qualche candidatura.
Il calendario, ufficializzato dal presidente Giovanni Benevento, rappresenta una netta cesura con lera di Gianpiero Fiorani anche se a gestire l«interregno» per quanto riguarda lattività ordinaria sarà lattuale board (articolo 30 dello Statuto) insieme al direttore generale Divo Gronchi. A ben guadare un estremo tentativo di mediazione che Popolare Italiana, assistita dallo studio legale di Giuseppe Iannaccone, ieri sera ha illustrato alla procura nella speranza di rientrare presto in possesso del 26,5% di Antonveneta promesso ad Abn Amro, ma sotto sequestro da agosto.
I magistrati, che non ritenevano sufficienti né le dimissioni di Fiorani né la denuncia querela, avrebbero apprezzato leffettivo addio del cda, anche se la partita rimane delicata. Nellaria ci sarebbe infatti ancora la richiesta di strappare agli attuali amministratori, o perlomeno ai sei esponenti del comitato esecutivo, un impegno scritto a non ricandidarsi. Tra i più convinti ad adbicare definitivamente figura Benevento, ma per garantire quella piena «discontinuità» reclamata dalla procura rimarrebbe da chiarire anche la sorte del collegio sindacale.
In ogni caso, ora che il board ha annunciato il proprio commiato per dicembre, gli advisor confidano che Bpi abbia compiuto gran parte del percorso. Tanto che oggi o al massimo lunedì potrebbe materializzarsi la richiesta ufficiale di dissequestro per liberare il 25,6% di Antonveneta. Un pacchetto che, una volta chiuso il contratto di vendita con Abn, farebbe affluire oltre 2,1 miliardi nelle casse della Lodi, risollevandone i conti dopo la pulizia di bilancio della semestrale ed eliminando i 150mila euro di oneri finanziari che la banca e i suoi azionisti sopportano per ogni giorno di ritardo nei tempi del dissequestro.
Scenario con cui fanno i conti Piazza Affari e la stessa Fitch che spera di rivedere entro Natale il proprio giudizio su Bpi: ieri il titolo ha recuperato un altro 0,76% chiudendo a quota 7,47 euro, complici le ricostruzioni che indicano nella Banca Popolare di Milano un cavaliere bianco nel caso le difficoltà diventassero insormontabili.
Al momento si tratta di indiscrezioni anche se Bpi deve evitare il rischio di un vuoto di potere che aprirebbe la strada a un possibile commissariamento da parte di Bankitalia e se il presidente Roberto Mazzotta ha più volte insistito sul progetto di costruire una «Superpopolare» intorno a Bipiemme.
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