Leggi il settimanale

Brancher assente E Giulio lo snobba: «Il ministro è Bossi»

RomaSecondo una serie di testimoni oculari è entrato a Palazzo Chigi, ma non è comparso in conferenza stampa. Aldo Brancher, il ministro al Decentramento su cui imperversa la polemica da quando ha deciso di appellarsi al legittimo impedimento appena nominato responsabile del federalismo, mentre era in corso a Milano l’udienza del processo Antonveneta in cui è imputato, accanto ai ministri non c’era. L’assenza del ministro è stata notata immediatamente dai giornalisti. Ma Giulio Tremonti ha aggiunto mistero al giallo. Alla domanda «dov’è il ministro?», ha risposto candido: «Il ministro del federalismo è Bossi... ». È stato il Senatùr, tra l’altro, a presiedere ieri la riunione di governo, in assenza di Berlusconi. Impossibile scucire agli altri ministri battute su Brancher: come se fosse stato invisibile al suo debutto. In realtà al cdm c’era, ma poi è scomparso, o è stato nascosto, non si sa.
Alla Camera e al Senato sono state intanto depositate due mozioni congiunte di sfiducia di Pd e Idv: a Montecitorio in 222 hanno firmato la richiesta di dimissioni dell’ex sottosegretario appena promosso. La mozione è già stata messa a calendario alla Camera, dove sarà discussa l’8 luglio. Contemporaneamente i due partiti di opposizione hanno presentato un documento di sfiducia anche al Senato, primi firmatari Anna Finocchiaro e Felice Belisario. Il comportamento di Brancher, si legge, «ha offeso il decoro delle istituzioni repubblicane piegate all’interesse personale anziché a quello esclusivo della Nazione, e ha prodotto un notevole imbarazzo per l’abuso della leale collaborazione tra istituzioni, segnatamente tra governo e presidenza della Repubblica». L’Udc non ha posto il sigillo su nessuno dei due documenti. Per l’Italia dei valori e per Enrico Letta, i centristi in aula voteranno la sfiducia. «Vedremo l’atteggiamento da tenere», ha commentato invece il capogruppo dell’Udc Michele Vietti, senza confermare l’ottimismo di Letta junior. Secondo il senatore dell’Italia dei valori Stefano Pedica le mozioni potrebbero trovare l’appoggio, o comunque l’astensione, «anche dei finiani». Per ora fantapolitica, ma tutto si svelerà tra una settimana, giovedì, a Montecitorio, quando Brancher sarà messo «alla sbarra» dalle opposizioni.
Sul caso Brancher è andata in scena una discussione accesa anche alla conferenza dei capigruppo. Il numero uno del Pd, Dario Franceschini, ha deciso di ritirare il question time del partito (la domanda a risposta immediata) perché voleva che fosse Silvio Berlusconi in persona a replicare: «Vorrei che fosse il presidente del Consiglio a spiegare, in modo convincente, perché ha nominato Brancher».
In aula una risposta del governo comunque è arrivata, su richiesta di Antonio Di Pietro, da parte del ministro per i Rapporti con il parlamento, Elio Vito. L’Italia dei valori ha organizzato anche una petizione on line per chiedere le dimissioni di Brancher.

Vito ha spiegato nell’aula di Montecitorio che il neoministro Brancher «è stato promosso ministro per meglio operare in concerto tra i ministri così da giungere a una più rapida e concreta attuazione del federalismo, nel rispetto del programma di governo e del mandato degli elettori».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica