«Brandt faceva il doppio gioco Spiava per la Germania Est»

Il nome dell’ex cancelliere sarebbe tra quelli di 38 politici che tra il ’49 e l’89 furono al soldo della Ddr

Salvo Mazzolini

da Berlino

Willy Brandt, il cancelliere della Ostpolitik, l'uomo che ai tempi della guerra fredda avviò il dialogo tra Bonn e i Paesi dell'Europa orientale aprendo la strada alla politica di distensione, il primo tedesco ad ottenere, nel dopoguerra, il premio Nobel per la pace, sarebbe stato un collaboratore della Ddr, la Germania comunista, addirittura un agente sul libro paga della Stasi, i servizi di spionaggio di Berlino Est. Ad avanzare questa ipotesi sconvolgente, che se confermata renderebbe obbligatoria una rilettura della storia diplomatica degli ultimi quattro decenni, è uno dei più autorevoli quotidiani tedeschi, Die Welt, che si basa su una serie di elementi che riguardano il misterioso archivio Rosenholz, l'archivio della Stasi che contiene i nomi dei politici che ai tempi della Germania di Bonn collaboravano segretamente con i servizi di Berlino Est, o per ragioni ideologiche, o perché ricattati o per denaro.
Inoltre la clamorosa ipotesi del Die Welt si basa su una serie di reticenze e frasi sibilline dell'unica persona che in Germania conosce dalla a alla zeta i nomi contenuti nell'archivio Rosenholz: Marianne Birthler, capo dell'authority cui per legge è stata affidata la custodia della scottante documentazione. L'archivio Rosenholz si chiama così in omaggio al nome in codice dell'agente segreto (non si sa se americano, tedesco o russo) che subito dopo la caduta del Muro e il crollo della Ddr si impossessò degli archivi della sezione per lo spionaggio all'estero della Stasi e li consegnò agli americani. Nel 2003, su insistenze di Berlino, gli Stati Uniti restituirono l'archivio Rosenholz al governo tedesco dopo averlo depurato dei nomi riguardanti i personaggi americani.
E da allora gli oltre duecento dischetti che costituiscono l'archivio sono chiusi in una cassaforte cui ha accesso solo Frau Birthler che nel 2000 fu nominata dalla coalizione rossoverde a capo dell'ente che custodisce tutta la documentazione relativa ai servizi segreti della Ddr. Lei non solo è l'unica persona che ha esaminato i dischetti ma è anche l'unica autorizzata a diffonderne il contenuto secondo le procedure (poco chiare) previste dalla legge. Finora Frau Birthler è stata avara di informazioni nonostante le pressioni che vengono da ogni parte. Ma qualcosa ha detto. Ha detto che nell'archivio ci sono i nomi di 43 politici di Bonn che tra il ’49 e l'89 collaborarono con la Stasi. E ha anche reso noti i nomi di cinque di loro che però sono tutti pesci piccoli. Ci sono quindi ancora 38 nomi tenuti segreti ed è facile immaginare che siano nomi che scottano.
Die Welt è convinto, in base anche ad indiscrezioni che sarebbero in suo possesso, che tra i 38 nomi ci sia anche quello di Brandt. E a rafforzare questo sospetto contribuisce il fatto che l'authority per i segreti della Stasi si rifiuta sia di confermare che di smentire l'inquietante ipotesi del giornale. Un silenzio che la Birthler spiega con la legge che tutela la privacy dei cittadini a meno che non ci siano prove schiaccianti sulle loro colpe.
Ma chi stabilisce se le prove siano schiaccianti o no? Insomma nelle norme c'è una zona grigia che dipinge di giallo tutta la vicenda non priva di risvolti politici: basti pensare alle ricadute sull'immagine dei socialdemocratici, il partito di Brandt. A rafforzare il sospetto del Die Welt contribuisce inoltre il fatto che secondo il giornale le ragioni invocate dalla Birthler non sarebbero valide nel caso di Brandt perché Brandt è morto e le leggi sulla privacy tutelano i vivi. Come avvenne nel caso di Helmut Kohl che, tramite la magistratura, riuscì a bloccare il contenuto di alcune sue telefonate intercettate dalla Stasi quando era cancelliere e riportate in un altro archivio trafugato dopo il crollo della Ddr.
Sul piano storico ci sono aspetti nella vita di Brandt che contradicono clamorosamente l'ipotesi del Die Welt ed altri che spingono a prenderla in considerazione. La Ostpolitik portò alla caduta del Muro e della Ddr: difficile, quindi, immaginare che il suo ideatore fosse al soldo proprio della Ddr. Ma ci sono anche aspetti poco chiari.

Brandt fu costretto a dimettersi da cancelliere dopo che si scoprì che uno dei suoi principali collaboratori, Günther Guillaume, era una spia della Stasi: non solo Brandt lo sapeva, ma non volle allontanarlo nonostante le pressioni dei servizi di Bonn.
Ma l'elemento più inquietante rimane il silenzio di Frau Birthler. Perché si rifiuta di dire chiaro e tondo che Brandt, un eroe nazionale, non c'entra niente con i 38 politici che collaborarono con la Stasi?

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