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Il Brasile schiaccia i sogni dell’Italia

Sudamericani travolgenti: gli azzurri resistono nel primo set, ma finisce 3-0. Giba devastante. Montali: «Abbiamo commesso troppi errori»

Francesco Rizzo

È proprio vero che i brasiliani soffrono di saudade. La nazionale verdeoro di volley vince da anni quasi tutto il possibile, alle Olimpiadi, ai mondiali, pure alla World League, che è affar suo dal 2003, senza interruzione. Ma ogni volta si lascia mordere lo stomaco dalla nostalgia per il gradino più alto del podio e fa di tutto per tornarci. È probabile che ci riesca anche questa volta: del resto, quando si vede un asso come Giba fare i buchi nel pavimento con le sue pallonate, "minacciare" chi mostra di aver meno fame d'oro di lui e persino occuparsi del pollice malconcio del compagno di sestetto Dante, c'è poco da discutere. Se non sono i più forti, sono almeno più forti di noi. Infatti non li battiamo dal 2003. E continuiamo a non batterli.
A Hiroshima, finisce 3-0 (a 23, 20, 20) per i sudamericani anche il penultimo match della seconda fase del mondiale giapponese e il verdetto significa, quasi certamente, la nostra esclusione dalle semifinali. La situazione può cambiare solo se oggi la Bulgaria, già qualificata - come Polonia e Serbia dal girone di Sendai - dovesse superare i brasiliani e gli azzurri sconfiggere la Francia e raccogliere un quoziente punti migliore dei sudamericani. Proprio la Francia, dopo lo stop di ieri con i bulgari, è incredula e delusa. Come gli azzurri. Ma in questo 2006 ha giocato meglio di noi. Tanto da battere il Brasile, nella prima fase.
L'Italia non ci riesce, anche se il primo set illude un po'. Vermiglio&C. hanno facce dure e tese e restano a lungo attaccati a un parziale equilibrato in cui si cerca di colpire con il servizio. Ma infine deciso da due azioni su battuta del Brasile, due possibilità di attacco che l'Italia non chiude: una difesa di Dante su Cisolla che innesca Andrè e un muro su Mastrangelo che accende Giba. Il 22-19 è l'anticamera dell'1-0. Non condizioniamo l'avversario con la battuta e paghiamo in ricezione e in varietà offensiva contro una squadra che mescola talento, fisico e organizzazione, difende e mura più di noi, offre a Ricardo la possibilità di mostrare le sua classe in regia. Papi, Fei, Cisolla, ovvero l'esperienza, la garanzia offensiva e l'uomo più in forma contro i cubani, subiscono ciascuno un muro nel secondo set. Cisolla lascia il posto a Cernic nel terzo ma Giba è ancora lì, in difesa, in attacco, chiude con 18 punti e detta l'ultimo break. Noi abbiamo ormai smarrito testa e gioco nella frustrante giungla brasiliana, contro avversari che giocano quasi tutti da noi e amano ricordarci quanto valgono.
Non resta che arrendersi e lo fanno tutti: «sono più completi», ammette Papi; «contro di loro facciamo fatica» dice Fei. «Abbiamo cominciato con grande concentrazione e accortezza tattica - spiega il ct azzurro Gian Paolo Montali -, ma abbiamo commesso più errori del Brasile e poi sono cominciati i problemi contro il loro servizio. Ora dobbiamo continuare a giocare con la stesso atteggiamento, anche se gli obiettivi sono diversi». Ovvero le finali di consolazione, senza medaglie in palio. Il programma era più ambizioso. Ma forse il destino azzurro si è deciso un paio di settimane fa, quando abbiamo perso al tie break contro la Bulgaria dopo aver sfiorato il 2-0. Da allora non abbiamo più potuto sbagliare nulla. Ce l'avevamo fatta.

Fino al tabù Brasile.

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