Bresh, il genovese d'autore che non segue le mode

Il terzo disco di un artista vicino alla scuola di De André e Tenco. "Non amo le fiammate, sono un maratoneta"

Bresh, il genovese d'autore che non segue le mode
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C'è, eccome se c'è, un bel segnale di cambiamento se un artista multiplatino, per di più con due Forum di Milano annunciati e già quasi esauriti, pubblica un disco e dice che «più che piacere al pubblico volevo dare maggior sostanza al disco». Meno fuffa, più profondità. E non è un modo di dire, una captatio benevolentiae tanto per darsi un tono. Bresh, signore e signori, è uno dei nuovi gestori della scuola cantautorale genovese, quella che ovviamente discende da De André, Lauzi, Paoli e Tenco, cui peraltro vagamente somiglia. E ora che pubblica Mediterraneo conferma quella stessa vocazione, un po' ruvida e molto lirica, di non allinearsi al gusto comune e di rimanere comunque legati alle origini e alla «propria gente» che in questo caso è ligure, quindi mediterranea, ma sui generis, quindi spigolosa, spesso ostica e qualche volta persino ostile.

«Il mio non è cantautorato né rap, credo di fare hope music, spero che le mie canzoni riescano a cambiare la giornata di qualcuno», dice lui e gli manca solo di aggiungere un «belìn» in qualche pausa. E in effetti nei sedici brani di Mediterraneo c'è una indipendenza caparbia che già mostrava il pezzo presentato all'ultimo Sanremo, quella Tana del granchio che ha impiegato un po' ad arrivare al grande pubblico perché non suona come nulla di ciò che si sente intorno ma ricorda più che altro una confessione al tramonto su di un molo bagnato di onde. «Mi sento più un maratoneta, non faccio le fiammate spettacolari ma continuo ad andare avanti», ammette lui che in realtà si chiama Andrea Brasi da Bogliasco («Sì, Brasi proprio come quel personaggio del Padrino», scherza), ha 29 anni e con questo terzo disco si spoglia dai veli di incertezza stilistica ma veste alla perfezione le incertezze del suo e nostro tempo come se tutto fosse un'Umore marea come il titolo del suo nuovo singolo, un alto e basso emotivo che trova l'unico ancoraggio nel mare di fronte.

Un Mediterraneo musicale che tra ottobre e novembre passerà nei palazzetti davanti a un pubblico che sicuro dirà «Aia che tia», come il titolo di un brano, oh che hai fatto caro Bresh, sembra di stare in un altro tempo.

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