da Londra
Le indagini sono ai primissimi stadi, eppure dalle indicazioni già emerse gli inquirenti non sembrano nutrire molti dubbi: dietro gli attentati falliti di Londra, e l’assalto esplosivo all’aeroporto di Glasgow, ci sarebbe Al Qaida. Le cautele, e le reticenze, dei servizi di sicurezza britannici in questa convulsa fase di arresti, accertamenti, ricerche sono massime. È troppo presto per potersi sbilanciare sul possibile mandante, ma il sospetto - che di ora in ora trova sempre maggior consenso - è che, ancora una volta, si tratti di azioni eversive compiute da cellule terroristiche islamiche, più o meno organizzate e coordinate. Uno spettro evocato domenica mattina dallo stesso primo ministro Gordon Brown, che ha definito il terrorismo «un atto diabolico che non può essere giustificato dalla fede». «Non cederemo, non ci lasceremo intimidire e non permetteremo a nessun di minare il nostro modo di vita», ha assicurato il neo-premier.
La pista più accreditata, dunque, resta quella di Al Qaida, come confermato da Lord Stevens, ex-capo di Scotland Yard, appena nominato consigliere del primo ministro per la lotta al terrorismo: «Questi attacchi segnalano una grossa escalation dei terroristi islamici. Le tattiche di Al Qaida a Bagdad o a Bali sono arrivate nelle strade del Regno Unito». Un’analisi, condivisa da fonti vicino al governo, che riflette il progetto originario di Osama bin Laden di un’organizzazione a ragnatela, capace di agire attraverso cellule anche interdipendenti tra loro ma con un unico comune obiettivo: la guerra santa contro l’Occidente. Già gli attentati del 7 luglio 2005 avevano evidenziato in maniera drammatica con la morte di 52 persone, la crescita - e la diffusione nella stessa Gran Bretagna - di questi gruppuscoli a sé stanti, non direttamente coordinati da Al Qaida, ciononostante in grado, pur con mezzi e conoscenze limitate, di compiere stragi di devastante portata.
Terroristi, aspiranti martiri, che mescolano gli esplosivi artigianali nella vasca da bagno di casa, acquistano i chiodi dal ferramenta sotto casa, e progettano gli attentati con dilettantistica temerarietà. Ma proprio nella loro capacità di mimetizzarsi, non dare nell’occhio neppure ai vicini di casa, risiede la loro maggior forza, rendendoli invisibili anche agli occhi dell’intelligence. Non a caso, d’altronde, subito dopo la prima ondata di attentati - tra giovedì e venerdì scorso, quando due autobomba erano state ritrovate a Londra - i servizi di sicurezza avevano ammesso di non aver ricevuto alcun preallarme nelle precedenti settimane. Nel frattempo, l’unità di emergenza del governo, Cobra, si è riunita per la quarta volta negli ultimi tre giorni.
E questa mattina, il ministro degli Interni Jacqui Smith riferirà in Parlamento sugli sviluppi delle indagini.
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