Brown, note spese gonfiate Deve restituire i soldi per la colf

Il premier laburista inglese, sempre più in crisi, finisce nel mirino degli ispettori per i rimborsi facili

Brown, note spese gonfiate 
Deve restituire i soldi per la colf

Londra - Lo scandalo dei rimborsi facili non risparmia neppure l'integerrimo Gordon Brown. Mentre proseguono gli accertamenti sulle spese dei parlamentari britannici sembra che anche il leader laburista possa essere costretto a restituire dei soldi rimborsati indebitamente. Secondo fonti vicine al governo, nel momento in cui scoppiò lo scandalo era stato lo stesso Brown a chiedere agli uffici che fosse verificata ogni sua spesa per accertare eventuali errori, cosa che è stata puntualmente fatta per ogni deputato di tutti i partiti politici.

A leggere quanto riportato dalla Bbc online e dal Sunday Telegraph pare quindi che mister Brown abbia pagato al fratello Andrew 6.577 sterline per i servizi di pulizia del suo appartamento di Westminster degli ultimi 26 mesi chiedendone poi il rimborso. A maggio, quando la notizia venne pubblicata, Downing Street aveva dichiarato che i due fratelli utilizzavano la stessa impresa di pulizie che si occupava di entrambi gli appartamenti. Andrew Brown l'aveva regolarmente retribuita ed era stato ripagato dal fratello che poi aveva chiesto il rimborso al ministero. In seguito il primo ministro aveva anche chiesto due volte nel giro di sei mesi un rimborso spese per il lavoro di un idraulico effettuato una volta soltanto. Secondo quanto riportato dalla Bbc si è trattato di un errore al quale il premier ha riparato il prima possible restituendo 150 sterline. Sebbene non ci siano ancora riscontri ufficiali sembra che Brown abbia messo in conto allo Stato perfino gli abbonamenti ai canali sportivi di Sky. Cifre di poco conto è vero, molto probabilmente tutte frutto di errori involontari, che però macchiano indelebilmente l'immagine di questo leader già messo in ginocchio da una crisi politica senza precedenti.
Se è vero infatti che Brown è in buona compagnia poiché metà Parlamento risulta coinvolto in quest'ultimo scandalo, va sottolineato che in questo momento l'opinione pubblica tende a biasimare di più il governo per quello che sta accadendo che l'opposizione.

Sir Thomas Legg, incaricato proprio da Downing Street di indagare sulla vicenda, sta inviando in questi giorni più di 300 lettere ai deputati inglesi con richieste di chiarimenti in merito ad alcune richieste di rimborso considerate inopportune. Molti di loro dovranno restituire i soldi già avuti, altri saranno costretti a presentare spiegazioni più dettagliate. In questo caso nessun partito ha potuto chiamarsi fuori e ieri, i liberaldemocratici, quelli che risulterebbero i meno invischiati nella faccenda, hanno incrementato la pressione sul partito conservatore, chiedendo al cancelliere ombra George Osborne di pagare 55mila sterline in tasse sulle rendite da capitale che finora avrebbe evitato di saldare.

Sebbene quindi siano tutti nella stessa barca, è il partito di maggioranza a risultare quello maggiormente danneggiato da questa storia che mette in dubbio la sua credibilità. E Brown questa volta rischia veramente di perdere la faccia.

Il suo discorso al congresso annuale di Brighton non è riuscito a sciogliere i dubbi dei delegati sull'efficacia della sua leadership, i sindacati non gli concedono fiducia e l'opinione pubblica lo sta abbandonando.
Secondo un sondaggio di qualche settimana fa il 48 per cento degli elettori è convinto che chiunque sarebbe in grado di guidare il governo meglio di Gordon.

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