Bruxelles avvia la procedura contro l’Italia

È il primo «avviso» a Roma. Ma la decisione spetta all’Ecofin del 12 luglio

Gian Battista Bozzo

da Roma

La Commissione europea dà il via alla procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. È la prima volta che il nostro Paese incorre negli strali di Bruxelles - anche se la strada è appena incominciata - dalla nascita della moneta unica europea.
Ampiamente preannunciata, la decisione sui conti pubblici italiani non coglie nessuno di sorpresa. E ricalca quanto avvenuto nei confronti di Francia e Germania. Due Paesi che hanno sforato il rapporto deficit-Pil del 3% ma che sono stati poi «graziati» dall’Ecofin: la procedura nei loro confronti fu poi sospesa. Secondo il rapporto presentato dal commissario agli Affari economici Joaquin Almunia, approvato nel pomeriggio di ieri dalla Commissione, l’Italia ha superato lievemente il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil negli anni 2003 e 2004 (3,1% dopo la revisione Eurostat); e secondo le stime della stessa Commissione oltrepasserà il tetto consentito sia nel 2005 che nel 2006. Inoltre, il rapporto debito-Pil è rimasto troppo elevato. E dunque, si legge nella relazione approvata a Bruxelles, «l’Italia non soddisfa i requisiti del trattato Ue».
«Non bisogna drammatizzare la decisione presa dalla Commissione sui conti italiani - osserva tuttavia il presidente di turno dell’Ue, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker -: non stiamo organizzando una guerra contro l’Italia, e discuteremo il caso secondo le nuove regole del Patto di stabilità».
Non sarà guerra, come dice Juncker. È però sicuro che nel caso italiano la Commissione ha assunto una posizione molto fiscale: la procedura nei confronti del nostro Paese prende il via per uno 0,1% di maggior deficit, per di più legato a una revisione contabile da parte di Eurostat. I dati 2005 e 2006 sono, in realtà, stime suscettibili di modifica alla prova dei fatti. Resta la riduzione del debito inferiore agli impegni, ma in parte anche questo risultato risente dello «zampino» degli uffici statistici comunitari.
Il «sì» della Commissione al testo portato da Almunia rappresenta solo il primo passo della procedura. Il prossimo è la riunione del Comitato economico e finanziario (Cef), che entro 15 giorni dovrà esprimere la propria opinione sul rapporto. Una volta espresso il parere, la Commissione dovrà dibattere ancora una volta se un deficit eccessivo sia o meno riscontrabile in Italia. Questa discussione potrebbe aver luogo il 29 giugno, in tempo per presentare le conclusioni al consiglio Ecofin del 12 luglio, il primo sotto presidenza di turno britannica. Saranno quindi i ministri delle Finanze ad approvare o meno la procedura per deficit eccessivo, e le conseguenti raccomandazioni al nostro Paese.
Fin qui la «procedura della procedura». Nel merito, il commissario Almunia non ha tenuto conto delle controdeduzioni finora presentate dal governo italiano. Al commissario spagnolo, il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco ha fatto avere lunedì una lettera che sottolineava i «fattori rilevanti» da valutare nel prendere la decisione: lo sforamento 2003 e 2004 legato alla revisione Eurostat; l’impatto negativo del cattivo andamento dell’economia nell’ultimo trimestre dell’anno scorso (-0,4%); il contributo italiano a favore della stessa Unione europea; infine, il notevole sforzo economico per finanziare le operazioni internazionali di peacekeeping. Nessuno di questi fattori, secondo Almunia, «ha dimensioni così rilevanti da poter modificare il nostro giudizio». Tutto questo dovrà però essere preso in considerazione nei passi successivi della procedura, sia a livello tecnico che a livello politico.
Almunia riconosce che da parte del governo italiano, e del ministro Siniscalco, c’è stata «molta cooperazione» in questo periodo delicato, anche se evidentemente «la discussione è stata franca e aperta: il punto di vista della Commissione non sempre coicide con quello di uno Stato, e viceversa - osserva il titolare degli Affari economici - ma questa è democrazia». Quanto alle cosa da fare per ritornare sotto il 3% nel rapporto deficit-Pil, è ancora presto per proposte e ricette. Almunia contesta però l’idea di Siniscalco di evitare una manovra correttiva per quest’anno: «L’Italia dovrebbe fare il necessario per raggiungere quest’anno un rapporto deficit-Pil al 2,7%». In pratica, una manovra da un punto di Pil (14 miliardi di euro almeno), in condizioni di crescita zero.


Questo tipo di ricetta, applicata negli anni scorsi in Portogallo ha fatto precipitare quel Paese in una profonda recessione. E non ha protetto Lisbona da una nuova procedura d’infrazione, che sarà lanciata dalla Commissione il 22 giugno. Sospesa, all’opposto, la procedura verso l’Olanda, il cui deficit 2004 è sceso al 2,3%.

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