Bufera sul sindaco Pd: «Nessuno fa l’assessore per 1.700 euro al mese»

Ma quale cassa integrazione: qui stiamo tutti bene, grazie. In «crisi» dice di esserci finito soltanto lui, Giovanni Malpezzi, neosindaco a Faenza, in provincia di Ravenna, di centrosinistra, naturalmente. A dieci giorni dalla vittoria alle urne, ha già tradito la prima promessa fatta agli elettori. «Abbatteremo i costi della politica - aveva garantito ai concittadini durante i comizi della campagna elettorale -. Saremo noi a dare l’esempio: vedrete, la mia squadra di governo sarà composta al massimo da sei persone».
Detto, non fatto. Malpezzi presenta la nuova giunta comunale e quell’impegno in nome dell’austerity fai-da-te va subito a farsi benedire. In conferenza stampa, allarga le braccia costernato: «Chiedo scusa a tutti, purtroppo gli assessori saranno sette e non sei, come avevo anticipato». Perché? Molto semplice, si giustifica il sindaco: «Ho chiesto ai miei collaboratori la disponibilità a tempo pieno. Impossibile, la risposta è stata negativa». Trovate voi «qualcuno che oggi sia disposto a rinunciare alla propria attività e ad accettare un incarico per 1.670 euro al mese...». Brusii in aula, in molti si domandano se hanno capito bene. Dopo tutto si fa presto a fare i conti. Moltiplicati per 12 mensilità sono 20mila euro tondi. Un bel bottino per chi aspetta il 27 del mese, conviene l’operaio e pure secondo il pensionato quel gruzzoletto somiglia al sogno di una vincita a Win for life.
L’unico a non vederla in questo modo, evidentemente, è proprio Malpezzi: crisi o non crisi, per un amministratore della rossa Romagna 1.700 euro devono essere una miseria. Normale che uomini di partito e tecnici siano scappati davanti alla proposta di un assessorato. Ormai con la politica non si campa più come una volta. Abbiate pazienza, inferiori.
Il video della gaffe anti-proletaria finisce dritto dritto su Youtube. Seguono i commenti dei faentini, ovviamente sbigottiti e indignati. Ecco la reazione, ad esempio, di Baba1977: «Sono molto addolorato... La stragrande maggioranza di noi lavora full time per poco più di 1.000 euro, se non di meno!». Che dire, caro Malpezzi, «Non sei ancora partito e già mi hai dato una profondissima delusione...». Quindi c’è il disincanto di Willer800: «Pensate sia l’unica promessa che non manterrà?». E un altro cittadino, Roberto, osserva: «Meno male che è un sindaco di sinistra. Per un simile disprezzo di una somma che in tantissimi si sognerebbero di guadagnare, un candidato del Pdl sarebbe stato crocifisso...».
Onde evitare tale furor di popolo, magari il nuovo sindaco avrebbe fatto meglio a lasciare in giro per la città annunci del tipo: «A.A.A. Cercasi urgentemente assessore, disponibilità immediata, astenersi perditempo e nababbi. In cambio riceverete giusto qualche “spicciolo”: 20mila euro all’anno». Di sicuro, però, non sarebbe stato snobbato, anzi, avrebbe trovato la coda dietro la porta dell’ufficio.
Strano fenomeno la sinistra che calpesta il vil denaro. E pensare che alla vigilia del voto, quando conveniva, Pd e rossi assortiti montavano coi sindacati sit-in di protesta a poche centinaia di metri dal casello di Faenza. La crisi allora era un ritornello: l’industria delle calze è ormai smagliata, la ceramica si crepa, la meccanica s’inceppa, il territorio che soffre. Dietro i cancelli della Omsa c’era la sfilata degli aspiranti assessori. Tutti solidali con le dipendenti a un passo dal licenziamento: «In fabbrica una donna guadagna al massimo 1.050 euro al mese, le nuove arrivate arrivano a 900 euro.

Una vergogna, colpa dei padroni». Ineccepibile, salvo poi rifiutare la poltrona. Mica ti cambia il tenore di vita, che ci fai oggi con 1.700 euro lordi? Quasi quasi è meglio andare a lavorare.
giacomo.susca@ilgiornale.it

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