Burlando dà del fascista a chiunque abbia servito lo Stato negli Anni ’40

Burlando dà del fascista a chiunque abbia servito lo Stato negli Anni ’40

(...) Burlando ha risposto con una lettera che non lascia spazio a equivoci e che è stata pubblicata sul sito internet dell’associazione dei partigiani.
«Condivido pienamente le sue considerazioni sul valore e sul significato della Resistenza e della Costituzione come momenti profondamente legati tra loro e fondanti per la rinascita della nostra democrazia - risponde Claudio Burlando - Per la riconquista piena della libertà dei cittadini italiani e anche per lavare l'onta, da un punto di vista storico e morale, dell'alleanza tra il fascismo e il nazismo, con tutte le aberrazioni che quel connubio comportò: la dittatura, le leggi razziali, la guerra, l'occupazione straniera, il sacrificio di tante vittime civili e militari».
Burlando prima del 25 aprile, all’indomani delle elezioni amministrative che l’hanno visto vincitore sul candidato del centro destra, commentando l’avanzata della Lega Nord aveva incitato a combattere i leghisti «come i partigiani fecero con i fascisti». E qui, all’Anpi, trova terreno fertile. «La coltivazione della memoria attraverso iniziative pubbliche e civili non può contraddire - scrive Burlando - l'esigenza primaria di conservare il significato profondo di quegli avvenimenti, da cui nascono la nostra libertà e la nostra democrazia. Siamo di fronte a un fatto grave, per il quale, da quel che mi viene riferito, non è fornita motivazione plausibile. Mi auguro quindi che la sua denuncia, accanto alla presa di posizione del Comune di Lavagna, e grazie anche all'eco che questa vicenda ha avuto sui mezzi di informazione, induca a una seria riflessione e a un ripensamento quanti hanno operato una simile scelta». Insieme a Burlando la petizione è stata sottoscritta anche dall’ex sindaco di Lavagna Gabriella Mondello, eletta deputato con il Pdl e passata all’Udc. Anche la giunta comunale in carica ha aderito al richiamo dell’Anpi.
La decisione di intitolare a Menechini la caserma, sarebbe stata dettata dal fatto che «il comandante della stazione di Borzonasca venne ucciso davanti alla figlia nel 1944». A fare fuoco, pare che sia stato un folle che, «vedendo la divisa del maresciallo, decise di mirare e sparare». Proprio la figlia ha tagliato il nastro inaugurale, senza immaginare che su suo padre e distanza di sessant’anni ci sarebbero state tali e tante polemiche.
In realtà, sono in tanti a condividere quello che ha dichiarato nell’imminenza dell’intitolazione al Giornale Gianni Plinio, ex consigliere regionale del Pdl che attento alle battaglie di verità ha scritto anche una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Sarebbe di sconcertante gravità - sottolineava Plinio - revocare la dedica come vorrebbero alcune associazioni resistenziali a scoppio ritardato, solo per il fatto che Menechini come tutti gli appartenenti alla Guardia Forestale (che non era una milizia politica) aveva aderito alla Repubblica sociale italiana e cioè al Governo dell’epoca.

Ci troveremmo, inoltre, di fronte a un vergognoso oltraggio conclude Plinio nella lettera a Napolitano - alla memoria di un caduto in servizio e a un segnale assai negativo verso quella pacificazione nazionale auspicata, a distanza di 65 anni dai fatti, dalla stragrande maggioranza degli italiani e soprattutto dai giovani».

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