Maria Vittoria Cascino
Ce l'hai un po' la fissa di quel «naturale» sulla pelle. Di quei prodotti da erboristeria che t'immagini pestati nel mortaio, annusati tra alambicchi di fantasia e messi sul mercato coi colori fanè d'una nonna per tutte. Ne scegli uno alla volta, con la cura di un selezionatore di fiori di lavanda. Ne scorri sulla scatola i componenti e incroci la marca Ardes. Stop, indietro e «play» su Ardes, che la fissa per chi sgomita con creatività e competenza ce l'hai anche. E ti cresce quando scopri che la Ardes cosmetici obbedisce agli standard d'una azienda farmaceutica. Ovvero: i suoi laboratori potrebbero produrre farmaci. Un paio di telefonate e ti ritrovi seduta nel salottino della Ardes di Busalla a fissare quel mobile primi-novecento annegato nel bianco asettico dell'impianto. Decine di cassettini e sopra i pomelli, scritte a mano, le essenze pregiate che raccontano l'azienda.
Il ritagliarsi una fetta di mercato tra i «giganti» della cosmesi diventa il successo d'una famiglia genovese che mantiene lo stile-Genova in approccio, strategia, discrezione e passo giusto perché «diamo tempo al tempo». Incontri Riccardo Ravaglia, socio dell'azienda di famiglia, nell'ufficio «open space» fitto di carte. Una vetrata lo separa dai camici bianchi che si avvicendano alle macchine bianche. Tutto lì il segreto di Ardes, anche se è ben ancorata su 900 metri quadri che con i soppalchi diventano 1500. Riccardo ti parla subito di standard di qualità elevatissimi, «basti pensare che potremmo produrre farmaci - t'informa - e questo ci aiuta per comunicare ai nostri clienti un'attenzione quasi maniacale per il prodotto». I laboratori sono in un'area controllata e filtrata che ricircola l'aria trenta volte l'ora. Niente polvere o microrganismi.
Ravaglia ti spiega che l'obiettivo era centrare un certo segmento del conto-terzi, rifornire cioè quei soggetti che per le ridotte dimensioni avrebbero dovuto approdare a realtà meno strutturate sotto il profilo qualitativo. «Negli ultimi 15 anni le piccole aziende conto-terzi sono cresciute voltando le spalle ai clienti minori. Noi ne abbiamo fatto il cliente primario. Risultato: con la crisi i grossi si sono trovati in difficoltà e noi facciamo fatica a seguire le tante commesse, perché la polverizzazione è paurosa rispetto alle risorse umane, ma ci stiamo riuscendo». Si sono reinventati su standard superiori. Producono qualunque cosmetico eccetto trucco, permanente e colore capelli e forniscono col loro marchio centri estetici ed erboristerie. Vendono tramite agenti e concessionari e hanno il direttore commerciale Marco Curletto che monitora un mercato in continua evoluzione.
Il loro fiore all'occhiello è l'Olio ricco di mandorle, impreziosito con avocado, rosa mosqueta, jojoba, macadamia, burro di karitè, borragine, vinaccioli e oliva. O con muschio bianco, mora e antiche spezie, dove in gioco entrano i sensi tutti. C'è un olio rigenerante per il viso che ti confezionano anche in monodosi. La linea bambini t'incanta neanche una favola e il segmento benessere è acquisito con un gioco-prodotti modellato sul nuovo «volersi bene».
Con un elevato rapporto qualità-prezzo e prezzi livellati. Ma i tratti e i colori ricalcano l'essenza delle essenze. Quella dimensione speciale che è specificità perché conserva la misura-famiglia. E di acqua ne è passata dal quel 1970 e dall'attività che Romano Ravaglia, (oggi 75 anni sotto il camice bianco) improvvisa nel suo sottoscala. La chiama Ardes, acronimo di Armida De Salvia, sua moglie. Piccoli marchi, piccoli prodotti e un mercato da far west. Parte con quindici addetti, un'evoluzione naturale, ma nessuno dimentica le origini. Resta un'azienda familiare, anche quando nel'99 fa il salto. Quando la qualità è intrinseca all'intera procedura, dal sito alla realizzazione del prodotto. La cosmetologa Michela Scelfo è l'altra metà del cielo, impegnata in studio costante e ricerca evolutiva nella combinazione delle essenze.
L'indagine di mercato nasce dalle esperienze pregresse e dalla domanda dei clienti: «C'è chi ha ben chiaro contenitore, formula e target, e chi magari nasce oggi e ha bisogno d'essere cresciuto in full service, dal packaging alla grafica, al contenuto». Intanto scopri che Ardes si muove anche all'estero: «Spariamo nel mucchio e qualcuno coglie - butta lì Ravaglia -. Abbiamo clienti consolidati in Grecia e Romania, qualcuno in Svizzera, Africa e Stati Uniti. Vorremmo portare le quote sul mercato estero dall'attuale 10 per cento al 20-30 così da coprire eventuali flessioni sul locale».
Nessuna velleità di crescita folle, «e le scelte fatte negli anni lo testimoniano. Forse un'espansione repentina ci metterebbe in crisi perché la nostra è una qualità a misura d'uomo».
Un limite? Macché, solo una scelta. Ravaglia è un po' schivo, cerchi di fargli raccontare successi e operazioni di beneficenza.
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