C’è una crisi alimentare

Caro Granzotto, sarebbe così cortese da spiegarmi perché gli ambientalisti tacciono sulla gravissima crisi alimentare che investe il pianeta? Il prezzo del riso, che dà da mangiare a due miliardi di esseri, è raddoppiato da un giorno all’altro; per non citare poi il grano, il mais e la soia che costituiscono la base del mangime animale. Come naturale conseguenza aumenta vertiginosamente anche il prezzo della carne. Di fronte a questo panorama ritorna un’antica verità, vale a dire che la fame è ed è sempre stata motivo di furenti rivolte popolari. Inoltre è bene rimarcare che nella tradizionale rivendicazione delle classi meno abbienti, «pane e lavoro», il pane viene per primo. Tutto ciò sembra però non interessare ai Verdi.
Vittorio Fresco e-mail


Per tre motivi, caro Fresco. Primo: i Verdi sono, direbbero a Napoli, «guapp’e cartone». Secondo: non potendo essere ricondotta al riscaldamento globale, agli occhi degli ambientalisti assatanati la crisi alimentare risulta di nessun interesse. Terzo: con le note menate sull’energia alternativa sono proprio loro, gli ambientalisti, ad aver indotto moltissimi agricoltori a coltivare cereali da trasformare il biodiesel, la benzina «verde», sottraendoli all’alimentazione umana e animale. Per cui, quarto, è meglio che stiano zitti perché non solo sono profeti, ma anche promotori di sciagure. Una delle quali è rappresentata da un fantasma dal nome sinistro: encefalopatia spongiforme. Sì, il morbo della mucca pazza. Deve sapere, caro Fresco, che a Bruxelles, «in Europa», gruppi di lavoro stanno mettendo a punto un provvedimento per reintrodurre l’uso di farine animali nel mangime per il bestiame. E che zitti zitti, quatti quatti, gli eurocrati hanno già rotto gli indugi autorizzando l’utilizzo di farina di pesce come succedaneo del latte per l’alimentazione dei «giovani ruminanti». Tutto ciò perché gli allevatori, alle prese con il vertiginoso e all’apparenza inarrestabile rincaro delle proteine di origine vegetale, soia in primo luogo, stanno facendo pressioni - e che pressioni - affinché sia loro consentito di rinforzare il foraggio con proteine animali, assai più economiche.
È cosa nota - quante volte ce lo ha ripetuto il buon Prodi? - che tutto quello che fa l’Europa è ben fatto. Non saremo quindi noi a criticare la scelta europea - data per scontata o, se preferisce, per certa - di tornare a nutrire il bestiame con altro bestiame ridotto in farina. Ci lasciano un po’ perplessi, tuttavia, i limiti posti, limiti non a carattere sanitario, ma etico. Filosofico potremmo dire. A conferma che in quanto a gigioneria, a onanismo politicamente corretto, il motore dell’Europa gira a pieno regime. Sappia dunque, caro Fresco, che, salvo i «giovani ruminanti», in un primo tempo le farine animali saranno destinate a porci e polli, i quali, essendo onnivori, non dovrebbero fare gli schifiltosi. Altro limite morale, il cannibalismo. Nel senso che la farina di pollo andrà ai maiali e quella di maiali ai polli. Ovvio che quella di mucca, pesce, sorcio eccetera finirà indifferentemente agli uni e agli altri.

Non trova, caro Fresco, che tutto ciò sia edificante? Ci pensa? Con le prossime direttive l’Europa si porrà incontestabilmente all’avanguardia nel rispetto della personalità suina e avicola, e scusi se è poco. Peccato solo che in quanto al rispetto della salute dei suoi sudditi (noi), il mirabile turbo europeo batta un po’ in testa.

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