da Genova
«Ormai la distanza che separa la gente dalla magistratura è abissale». Parole di Mario Sossi, presidente emerito di Cassazione, già procuratore generale vicario a Genova, una carriera ai vertici della magistratura, una vita in prima linea al punto da essere sequestrato dalle Brigate Rosse.
Dottor Sossi, cosa succede?
«Non cè più certezza della pena. E cè uno squilibrio tra chi viene condannato per un banale furto e chi resta libero per reati gravissimi».
Il Pm di Genova sostiene che non cerano elementi per arrestare Delfino.
«La legge non obbliga mica a non tenere conto dei precedenti di un indagato».
Si poteva arrestare allora?
«Se io avessi avuto a disposizione quegli elementi li avrei ritenuti più che sufficienti».
Qual era il più grave?
«La pericolosità sociale va tenuta sempre presente. Quelluomo era aggressivo e ha continuato a esserlo. La tutela personale dei cittadini deve essere al primo posto».
Pericolo di fuga, reiterazione del reato, inquinamento delle prove.
«Bastava uno solo di questi elementi. In questa storia mi pare ci fossero addirittura tutti».
Una soluzione?
«Secondo me, anche di fronte a una legge squilibrata, nellapplicazione va sempre tenuto conto il principio del buon senso».