Nella Nigeria del nord, terra di sharia, la dura legge del Corano, esiste un «regno» dove da 200 anni governa per tradizione una donna. Gli uomini che hanno provato a prendere il potere sono morti. I sudditi della regina tribale, Hajiya Hadiza Ahmed, sono convinti che li ha fatti fuori il malocchio.
Cinquantotto anni, abito lungo allafricana e timido velo islamico che le copre la testa e avvolge le spalle, la regina di Kumbwada è amata e rispettata, anche dal prete islamico locale, riferisce il Los Angeles Times. Governa, secondo la tradizione tribale, su 33mila sudditi, in gran parte poveri contadini. Il «palazzo» reale e poco più di unordinata capanna, ma allinterno, nonostante il caldo soffocante, cè un pavimento di piastrelle su cui poggia, in sostituzione del trono, una poltrona extralarge. Allesterno scorazzano le bestie da cortile.
Hadiza, in realtà, non ha solo un ruolo ornamentale. Dirime le controversie locali come le dispute fra vicini, quelle più gravi sui terreni, piccole violenze, furti ed i problemi fra moglie e marito. «Mi occupo di questioni locali in maniera diversa da altri capi tribali - ha spiegato la regina al quotidiano Usa - Sono una donna, una madre e mi rendo conto meglio dei reali problemi di un matrimonio o di cosa significhi mandare avanti una famiglia».
Il divorzio non le va giù, ma quello che non tollera è la violenza sulle donne. Tantomeno ama obbligare una giovane donna a sposare un uomo ben più anziano su ordine della famiglia. Nel suo primo e unico caso di maltrattamenti non ha avuto remore con il marito manesco: «Se avesse picchiato di nuovo la moglie lo avrei sbattuto in galera annullando il matrimonio». Da quel giorno gira per il regno ribadendo che «il matrimonio non è un gioco e le donne non sono schiave». Gli uomini sembrano temerla. Nel nord della Nigeria, dove viene applicata la sharia, è una specie di rivoluzione.
Quattrocento chilometri più in là, a Kano, il capoluogo della Nigeria settentrionale, limam locale, sheik Aminuddeen Abubakar, non vede di buon occhio la regina. Pensa che vada deposta perché usa la magia nera, «assolutamente condannata dallIslam», per tenere alla larga gli uomini dal potere. Musa Mohammed, limam di Kumbwada, sostiene con maggiore pragmatismo che sarebbe impossibile «vivere senza un capo. Qualsiasi uomo che ha provato a salire al trono è ben presto morto misteriosamente». La stessa regina ricorda che il padre, principe Amadu Kumbwada, provò a soffiarle lo scettro quando era piccola. «La prima settimana al potere si ammalò a tal punto che fu costretto ad abdicare - spiega Hadiza -. Costretto allesilio morì meno di un mese dopo».
La leggenda vuole che il regno venne fondato oltre due secoli fa dalla principessa guerriera africana Magajiya Maimuna, giunta con il suo esercito dal nord. Sul trono salì il fratello, ma morì in sette giorni. Stessa sorte per un altro fratello della principessa, che alla fine decise di assumere direttamente il potere.
Da quel giorno sul trono di Kumbwada si sono succedute per tradizione le donne. In alcuni casi incredibilmente longeve, come la nonna dellattuale regina, che ha governato per 73 anni morendo ultracentenaria.
In un paese dove nel nord il gentil sesso è escluso da ruoli di rilievo, la storia del regno di Kumbwada va controcorrente. Hadiza cerca di risolvere tutte le dispute secondo le tradizioni della tribù, per evitare che vadano a finire nelle corti islamiche. «Sono vicina alla gente. I capi tradizionali godono della fiducia del popolo», spiega la regina. Spesso tocca ai politici chiederle una mano. Il suo unico cruccio è non aver ricevuto «unistruzione alloccidentale».
A «corte» gli uomini che la circondano non osano interromperla e le portano rispetto. Sposata con un imprenditore locale, ha cinque figli. Al suo fianco cè sempre Idris, la primogenita, che deve imparare il mestiere per la futura successione. Danjuma Salihu, lerede maschio, non si sogna di puntare al trono.
Nonostante gli strali dei radicali islamici Hadiza continua a governare, cullando un ardente desiderio: un presidente donna per il suo Paese.
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