Dopo tanto parlarne, visto che le polemiche sono partite prima delle vere ricerche, finalmente si apre la caccia alla Gioconda. Da oggi a venerdì unéquipe di studiosi, guidati da Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali, cercheranno nellex convento di SantOrsola, a Firenze, il sepolcro di Lisa Gherardini (1479-1542), la giovane donna fiorentina che secondo molti Leonardo da Vinci immortalò nel celeberrimo quadro esposto al Louvre a Parigi. Sarà una ricerca high-tech, altamente tecnologica, condotta con lausilio del geo-radar che scandaglierà il sottosuolo dei due chiostri e delle due chiese dellex convento, dove sarebbero stati seppelliti i resti di Monna Lisa. Dal 9 maggio, dopo aver esaminato i risultati del georadar, inizieranno gli scavi per portare alla luce le spoglie.
E per questa ricerca si muoveranno le televisioni di mezzo mondo. Secondo la Provincia di Firenze tra gli altri si sono accreditati anche Al Jazeera, la Cnn, la televisione di stato russa e quella francese, il National Geographic e Voyager. Forse questa caccia allo scoop scientifico era inevitabile. Si parla del quadro più famoso del mondo e che di per se stesso è simbolo di mistero. Ma dal punto di vista dellattendibilità scientifica? Beh innanzi tutto non si ha certezza che la Monna Lisa dipinta da Leonardo sia davvero Lisa Gherardini. Tanto per citare le ipotesi concorrenti, limitandosi alle più accreditate, la dama del ritratto potrebbe essere: Caterina Sforza, Caterina Buti del Vacca o addirittura una dama assolutamente inventata. Quanto al fatto che allinterno del convento si trovi davvero il corpo della Gherardini è tutto da dimostrare. Nei libri mastri tenuti dalla monache del convento di SantOrsola venivano riportate le sepolture di persone esterne eseguite nel monastero. Come ammesso dallo stesso Vicenti, «purtroppo manca il libro mastro che riguarda il periodo in cui venne sepolta Lisa Gherardini, detta Monna Lisa, e cioè quello dellanno 1542». Quindi la presenza del corpo nel monastero è solo una supposizione. Quanto poi ad individuarlo con certezza...
Anche perché, una volta trovato lo scheletro e stabilito che è quello della Gherardini, fare dei raffronti con il dipinto non sarà semplice: una ricostruzione basata su un teschio di 500 anni fa e oltretutto di una donna deceduta molti anni dopo essere stata ritratta sembra un costoso divertissement, più che unoperazione scientifica. Allora diventano comprensibili le lamentele di Natalia Strozzi: «Ma lasciate riposare in pace questa mia antenata. Cosa cambia trovarne i resti rispetto al fascino del quadro di Leonardo? Mi sembra un atto sacrilego».
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