La caduta Siri: «Grazie a Giuda!»

La caduta Siri: «Grazie a Giuda!»

Voleva cadere sul campo, e così è stato. Aldo Siri, il neo consigliere regionale, l'ex (da giovedì sera) presidente del municipio Centroest, il cattolico e volontario col simbolo della Lista Biasotti che nel 2007 ha saputo strappare «Fort Apache» al centrosinistra, giovedì sera si è asserragliato nel consiglio di municipio, ha respinto colpo su colpo, ha contrattaccato, ha pianto, ha stanato i «traditori» e alla fine ha ceduto alla forza dei numeri. È finita 14 a 9 la partita sulla mozione di sfiducia presentata dalla minoranza di centrosinistra al completo. Dieci consiglieri di opposizione ai quali servivano almeno altri tre nomi dalla maggioranza per abbattere Siri. Ne sono arrivati quattro - Vincenzo Falcone (An), Alessandra Di Mattia (Pdl) oltre che Maria Piacentino e l'assessore Emanuele Russo Udc - mentre Vicky Musso del gruppo misto, tra gli ultimi a votare, opta per l'astensione. Basta e avanza. «Siri lascia con tanto di testamento», titolavamo martedì. Ma invece del testamento, secondo molti, ha lasciato un assegno in bianco in mano al centrosinistra.
Che festeggia col segretario del Pd, Victor Rasetto - «era inaccettabile in un momento di crisi economica tollerare un doppio incarico con un doppio emolumento» - mentre la senatrice Roberta Pinotti si sbilancia: «all'interno del municipio si è evidenziata una maggioranza a sostegno dei valori costituzionali». «Siri avrebbe dovuto dialogare e dare le dimissioni ricercando una nuova coesione nel centrodestra», la critica del coordinatore municipale Pdl, Stefano Balleari. In realtà, già nelle ultime riunioni di maggioranza alcuni consiglieri avevano dichiarato di volersi prendere una pausa di riflessione. Ma «la decisione era già stata presa», la convinzione di Balleari. Non per niente Siri ha iniziato la seduta di giovedì sera giocando tra attacco e difesa. «Lascerò la presidenza del municipio per fare il semplice consigliere dopo la decisione del Tar sulle elezioni regionali», ha dichiarato in apertura il presidente. Non basta.
Si discute la mozione di sfiducia. Siri non risparmia fendenti alla minoranza («che non ha digerito la sberla che ha preso alle passate elezioni») e ai suoi (ex) alleati. Fa la cernita citando per nome i fedelissimi: gli arancioni Enrico Cimaschi e Lorenzo Pellerano oltre ad Alberto Loi, Elio Salterini e Roberta Bergamaschi del Pdl. Per gli altri, ce n'è per tutti. Alla lady di ferro, l'assessore Pizzolo passata recentemente alla Lega, Siri chiede le dimissioni e non perdona «non solo la recente trasmigrazione nel Carroccio, ma anche l'aver cavalcato proteste e comitati anti moschea». Non solo, di fronte alle proteste di Maria Piacentino «per dei volantini firmati dalla Lega Nord che mi inseriscono con Pellerano e Russo in una vera e propria lista di proscrizione per aver votato a favore di una possibile moschea a Genova», Siri prende posizione: «non posso credere che tu (Pizzolo, ndr) e Giannalberto Conte (Lega, ndr) non foste informati». Il riferimento al capogruppo del Pdl, Luciano Gandini, è indiretto e con gli occhi umidi: «A chi mi ha invitato a devolvere l'emolumento da presidente per opere caritatevoli rispondo che non ho bisogno di queste sollecitazioni visto che la mia storia personale e la mia dignità parlano da soli». Con Vincenzo Falcone, ancora legato al simbolo di An, lo scontro è totale da mesi. «Sono sempre stato pronto a porgere l'altra guancia, ma di guance ne ho solo due», l'attacco di Falcone che chiede le dimissioni di Siri cercando di dimostrare, leggi alla mano, l'incompatibilità tra presidente del Municipio e consigliere regionale.
Ci provano Loi e Cimaschi a tessere un nuovo filo nella maggioranza per «portare a compimento il progetto che ci siamo posti fin dal principio» tanto più che «stiamo discutendo di una mozione firmata solo dalla minoranza, mi stupirei se qualcuno della maggioranza non avesse avuto il coraggio di firmarla e stasera la votasse». Niente da fare. «Chi mi ha votato lo ha fatto sapendo che sono una persona libera che fa la scelta giusta di volta in volta», anticipa la sua sfiducia il centrista Russo, uno dei più accreditati alla poltrona di Siri. Mentre Gandini mette le mani avanti: «oggi si fanno giochi e giochetti di bassa politica, ma nessuno ha parlato del dopo. Queste elezioni le ha vinte Siri e se ci saranno ribaltoni darò le dimissioni». Troppo tardi.

Tra i consiglieri è già partito il totonomine degli assessori, interrotto solo dalla votazione finale sancita dallo stesso Siri: «grazie a Giuda!». Si cerca ancora di recuperare una maggioranza di centrodestra. Ci proveranno le segreterie di Pdl e Lega: ieri la Lega ha chiesto un incontro urgente per discutere di questo e delle canidature per il 2012.

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