Calcio, l'Apoel alla brasiliana sorpresa della Champions

Grande festa a Nicosia per il team cipriota che raggiunge gli ottavi. Un allenatore serbo che ha regalato anche due campionati, ma anche un'oculata gestione societaria «risanata» dall'approdo nell'Europa d'elite due anni fa

Caroselli di auto a clacson spiegati e scene festanti hanno riempito la notte di Nicosia dopo la storica qualificazione dell'Apoel agli ottavi di finale della Champions League. I tifosi della squadra, ma anche tanti greco-ciprioti non appassionati di calcio, hanno festeggiato il successo del club che è anche quello di un'isola, quasi mai salita finora agli onori dello cronache sportive.
L'eccitazione generale si è sfogata anche in quale episodio di vandalismo, con cassonetti dati alle fiamme da giovani dal volto coperto dalle maglie arancione, quelle dei supporter dell'Apoel. Intanto, auto cariche di giovani con bandiere gialloblù e altre con intere famiglie facevano slalom tra la gente che aveva invaso le strade. A dare il «la» era stato il fischio finale dell'incontro a San Pietroburgo tra lo Zenit e la squadra cipriota, terminato con uno 0-0 che ha dato la sicurezza matematica del passaggio del turno agli ospiti.
I media locali si sono scatenati. Sopra la foto del capitano Constantinos Charalambides abbracciato ad un compagno, il quotidiano sportivo Goal ha sparato il titolo: «Viviamo un sogno!». Il giornale sottolinea che «il grande architetto» del trionfo è allenatore Ivan Jovanovic, che ha a caldo aveva commentato: «È un risultato fantastico per noi. Siamo una piccola squadra rispetto ai giganti europei, ma con un cuore grande così». Il serbo Jovanovic, 49 anni, ha portato l'Apoel a dominare a Cipro, con due scudetti (2009 e 2011) e tre supercoppe nazionali consecutive. Ai suoi ordini ha una rosa che comprende undici ciprioti e due greci, ma in campo ne scendono di solito due o tre, mentre il resto della formazione è formato da stranieri: ci sono infatti sei brasiliani, tre portoghesi, oltre a un belga, un uruguayano, un macedone, un bosniaco e un francese di origine algerina. Certo, in un'isola con meno di un milione di abitanti non è facile scoprire talenti e anche lì rivolgersi all'estero è un obbligo se si vuole emergere. La svolta per l'Apoel c'è stata nel 2009, quando grazie alla vittoria in campionato e alla riforma della Champions League voluta da Platini, ha potuto accedere al ricco torneo. I 12 milioni incassati, su un bilancio medio di circa sette, hanno fatto il miracolo di azzerare i debiti e aprire il mercato. Ecco allora arrivare nel 2010 piccole stelle come i brasiliani Ailton e Manduca (che ha anche passaporto italiano), risultati decisivi per vincere il campionato e per superare le qualificazioni alla Champions. L'attaccante e l'ala hanno firmato poi cinque dei sei gol che ora hanno regalato ai ciprioti il sogno degli ottavi.
Nell'ultimo turno, a Nicosia con lo Shaktar Donetsk, possono addirittura ottenere il primo posto nel girone.


La gioia di queste ore fa sicuramente dimenticare che l'Apoel attualmente in campionato stenta, è solo terzo a 6 punti dalla vetta, e che alcuni commentatori criticano la politica esterofila della società, che ha come riflesso un impoverimento della nazionale. Ma dalla scorsa notte, per tutti, la nazionale di Cipro si chiama Apoel.

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