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Calcio, la paura delle società. Ma il pubblico dove lo metto?

L'osservatorio degli Interni potrebbe concedere qualche deroga. Forse, per alcuni turni, niente notturne. Drammatica la situazione in serie B: solo la Juve non ha problemi in casa

Calcio, la paura delle società. 
Ma il pubblico dove lo metto?

Roma - Si gioca, allora. E si gioca subito. Oggi stesso riapre i battenti il torneo di Viareggio, in forma molto mesta, senza giuramenti né squilli di tromba, a porte chiuse anche qui per disposizione di Pancalli (ma è un errore, cosa c’entrano i ragazzi del Viareggio?). Da sabato torna l’insanguinato ma amato campionato. Lo schema è quello annunciato stamattina dal Giornale: si riparte dalla quarta di ritorno, senza sconvolgere le date del calendario. E per i recuperi sono pronte due date: martedì 13 febbraio la serie B, mercoledì 18 aprile la serie A. E pazienza se per far posto a questo turno supplementare bisogna far slittare una delle due finali di coppa Italia in coda alla stagione attaccandola alla supercoppa di agosto. Tanto sempre di una overdose di Inter-Roma si tratta. Si gioca in quattro stadi a porte aperte, in tutti gli altri, dove i lavori sono in clamoroso ritardo, a porte chiuse. A sentire il ministro dell’Interno Amato e il sottosegretario Lolli non c’è alcuna disponibilità ad abdicare. Ma nel frattempo si lavora perché l’elenco degli stadi a norma aumenti, prodigiosamente. In qualche caso provvede la cancellazione delle trasferte ultrà, in altri il completamento veloce dei lavori in corso. Per restare al quadro del prossimo fine settimana, si possono già segnalare in serie A i casi più spinosi di sfide a porte chiuse a cominciare da Verona (per Chievo-Inter) per passare a Bergamo (Atalanta-Lazio) deviando per Firenze (Fiorentina-Udinese in notturna domenicale), senza dimenticare San Siro (Milan-Livorno). In serie B lo scenario è molto più deprimente ma è Napoli che piange e qui, sullo sfondo, c’è la grana politica. Il sindaco è dell’Unione, Rosa Russo Iervolino, una voce, una faccia, il governatore della regione è Bassolino: lasciare Napoli senza calcio, di fatto fino all’estate, oltre a procurare l’esaurimento nervoso di Aurelio De Laurentiis, può nuocere alla carriera politica dei due. «Faremo qualcosa» promette Lolli, sottosegretario allo Sport ma il terreno è minato. L’eventuale dazione di soldi pubblici solleverebbe gli altri municipi. Giustamente.
Domani conosceremo la mappa degli stadi in regola, quelli da aprire al pubblico di casa, quelli da sprangare e quelli necessari di piccoli o grandi interventi. È il lavoro che deve completare l’osservatorio del ministero dell’Interno un tempo diretto dal dottor Tagliente, oggi questore di Firenze. L’elenco può arrivare solo in coda alla promulgazione del decreto che dev’essere approvato dal Consiglio dei ministri, convocato oggi a palazzo Chigi in sessione straordinaria. Appuntamento a domani, allora. «Altrimenti non ci sono i tempi tecnici per far ripartire il campionato» spiega il sottosegretario Lolli. Molti si preoccupano, come Galliani e Moratti per San Siro, molti sperano in una scorciatoia, altri presidenti intervenuti ieri all’assemblea romana protestano e si ribellano. Ma la rivolta di Fiumicino, preannunciata da Ruggeri, presidente dell’Atalanta, finisce, per ora, in una ritirata strategica. Sotto la spinta di autorevoli firme (l’avvocato Cantamessa del Milan) passa la linea dell’adesione al rispetto delle regole emanate dal Governo. Matarrese stesso, uscito malconcio dal lunedì nerissimo della sua gaffe, impone la linea della trattativa prima di guadagnarsi l’incontro con la Melandri e Amato. «Non possiamo fare un braccio di ferro, tentiamo piuttosto la mediazione» suggerisce dopo aver incassato anche la fiducia collettiva dei suoi presidenti. Respinta infatti la proposta Zamparini di dimissionarlo. È la solita storia: entrano leoni in riunione, escono conigli bagnati. E persino la tesi del «così si falsa il campionato» che pure ha più di una fondatezza, viene respinta da un feroce Massimo Moratti («i campionati si falsano comprando l’arbitro»), leader del campionato. Altra variazione importante: sugli orari delle partite, da sabato si cambia. Niente più prefetto delegato a chiedere variazioni. È il capo della polizia De Gennaro che si ritaglia l’autorità: «Per sottrarre i prefetti alle pressioni locali» la spiegazione pertinente. In alcuni casi non sono escluse partite a porte semichiuse, con l’accesso esclusivo riservato solo agli abbonati. È l’idea di Lolli, per alcune sfide a rischio, i derby caldi in particolare. Meno spazio anche alle tv, dunque e alle loro esigenze. I palinsesti devono passare dal Viminale: è la violenza, bellezza.
Il danno economico al sistema è evidente. Il calcio ci rimette, nell’occasione, circa 100 milioni di euro. Studi e calcoli di Marco Bianchi l’esperto che si occupa dei diritti per la Lega. Non solo: la mazzata infierisce sui bilanci già disastrati dei club. 11 in serie B e 7 in serie A al prossimo 30 giugno chiuderanno in rosso. Serviranno altre risorse e reperirle non sarà semplice. Nel frattempo per le famiglie delle due vittime, Licuti e Raciti, viene stanziato un fondo di solidarietà: 420mila euro, 10mila euro a società. Chiuso il vertice di Fiumicino, senza la firma del documento proposto da Matarrese: Ruggeri (Atalanta), Pulici (Ascoli) e Marino (Napoli) le voci del dissenso perché coinvolti nel decreto delle porte chiuse. Don Tonino in versione islamica, pronto cioè a flagellarsi, senza passare dalla sala stampa si trasferisce da Pancalli, in Federcalcio, e poi insieme raggiunge Amato e la Melandri per ottenere ciò che gli fu negato ieri l’altro, la partecipazione al vertice di palazzo Chigi.
L’esito del vertice è il seguente: si lavora per ripartire dopo il decreto.

Il Viminale chiede niente notturne per qualche settimana partite di A e B alle 15. Ma si apre uno spiraglio: i requisiti invalicabili per aprire gli stadi sono i preselettori e i tornelli per i biglietti elettronici. Chi non li ha deve arrendersi.

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