
L’ex difensore della Juventus Leonardo Bonucci, oggi assistente allenatore della Nazionale Under 20 guidata da Bernardo Corradi, compie 38 anni e si racconta a Vivo Azzurro TV: dagli inizi a Pianoscarano al trionfo europeo di Wembley.
Colonna della Juventus (502 presenze e 35 reti) e della Nazionale (121 presenze e 8 reti), con la corazza d’acciaio e il cuore sotto la maglia, Bonucci ha parlato di come chi ha imparato a convivere con l’urto del vento, con la solitudine dello spogliatoio, con il rumore delle opinioni, decidendo di restare in piedi.
La sua è una carriera fatta di contrasti, non solo in campo, ma anche nella vita. Eppure, Bonucci è rimasto sempre sè stesso. Schietto, 'capoccione', come si definisce proprio lui ripensando ai tempi in cui, da bambino, insisteva per voler giocare a pallone con il fratello Riccardo e i suoi amici, «nonostante fossero più grandi», nel quartiere medievale di Pianoscarano, a Viterbo.
L’apice? Wembley, 11 luglio 2021. Campione d’Europa. «Vincere con la maglia della Nazionale è il sogno di tutti i bambini che giocano a calcio - confessa Bonucci, autore del gol del pari in quella finale contro l’Inghilterra -. Personalmente è stata la ciliegina sulla torta della mia carriera». E in quell’Europeo c’era anche un uomo in più: Gianluca Vialli. «Quando parlava - ricorda emozionato e con gli occhi pieni di gratitudine - percepivi un’energia diversa, e ogni discorso che faceva ti lasciava sempre un grande insegnamento».
Nel mezzo, la famiglia. Martina, sua moglie, «il mio porto sicuro», e i figli Lorenzo Filippo (2012), Matilda (2019) e Matteo Marco (2014), quest’ultimo, piccolo guerriero come il papà, che ha dovuto affrontare un problema di salute a soli due anni. «In quei momenti capisci cos'è davvero importante - sottolinea commosso -. Martina è stata fondamentale, trasmettendomi quella serenità necessaria per riuscire a scendere in campo. Oggi Matteo sta bene (gioca a calcio nella CBS Scuola Calcio di Torino), e noi guardiamo al futuro con il sole negli occhi».
Bonucci ha sempre vissuto il calcio con un'urgenza emotiva e non ha mai nascosto le sue debolezze, neanche quando, nel 2008, si rivolse a un mental coach, molto tempo prima che diventasse una figura riconosciuta anche nel mondo del calcio. «Mi davano del debole - racconta - ma non mi interessava, perché sapevo che stavo facendo la cosa giusta per me». Dopo aver annunciato quasi un anno fa la fine della sua carriera da calciatore si prepara "forse" a diventare allenatore, con la stessa onestà che lo accompagna da sempre. «L’idea c’è - confessa sorridendo -. Al momento sto studiando per prepararmi al corso UEFA A, che mi consentirebbe di poter allenare le formazioni giovanili fino all'Under 20 e le Prime Squadre in Serie C. Se dovesse scattare davvero quel fuoco dentro, quello stesso fuoco che mi ha spinto a voler fare il calciatore, l’obiettivo sarà quello di guadagnarmi la possibilità di allenare un giorno una grande squadra, magari anche la Nazionale».
E se un giorno guiderà una squadra, proverà a fondere due mondi opposti: Antonio Conte e Roberto Mancini. «Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandi allenatori, ma se dovessi sceglierne due come punti di riferimento per un possibile futuro in panchina sarebbero Antonio e Roberto. Caratteri completamente diversi, ma tatticamente mi hanno insegnato tanto». Per Bonucci, nel calcio, non ci sono mai state scorciatoie. Solo scelte, spesso scomode ma sempre sue.
Dalla BBC (Barzagli-Bonucci-Chiellini) che ha scritto la storia della Juventus e della Nazionale, «a cui aggiungerei la B di Buffon», agli errori che hanno insegnato più delle vittorie: «Non ho rimorsi, né rimpianti». Ed è forse questo, alla fine, il suo trofeo più grande.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.