
Diciassette arrestati a Oslo prima della partita tra Norvegia e Israele. Un migliaio di manifestanti Pro Pal ha cercato di forzare il blocco della polizia, ha accerchiato un tifoso con bandiera israeliana poi protetto dalle forze dell'ordine, la protesta accetta solo gli accordi di guerra, fumogeni e slogan contro il «genocidio», una grande bandiera palestinese è stata stesa lungo la curva, con lo striscione «lasciate vivere i bambini». Un pacifico invasore è entrato sul campo di gioco, indossando una maglietta con la scritta «Free Gaza», gli spettatori dell'Ullevaal lo hanno accolto tra fischi e insulti ma le immagini sono state oscurate ai telespettatori. È la scelta di Uefa e Fifa, così della nostra Lega di Serie A: la regia televisiva ha il divieto di mandare in onda quello che accade in campo o sugli spalti, fuori dall'incontro agonistico, per non dare pubblicità ai manifestanti. Avviene lo stesso per gravi infortuni di gioco. È una censura che potrebbe avere anche un senso se non fosse smascherata dai social e dalle immagini virali messe in circuito un secondo dopo.
Esistono dunque due realtà: quella immediata del pubblico negli stadi e l'altra, filtrata, manipolata, trasmessa al telespettatore. Domani sera a Udine si ripeterà la stessa finzione, clima teso nelle strade e dentro lo stadio ma la televisione mostrerà altro. È il brutto della diretta.