Per qualche ora è stato bello. L’idea, la suggestione ingenua dei tifosi napoletani e non solo che qualcuno avesse finalmente detto «no, grazie, noi i nomi in arabo sulle maglie dei calciatori non li mettiamo». Perché il Milan l’altra sera a Riad è sceso in campo con il peso sulle spalle di omaggiare per iscritto i tifosi arabi, questioni di marketing, fan club, merchandising, soldi insomma, e i partenopei invece no. Maignan era diventato altro e Modric pure, mentre Milinkovic Savic era rimasto Milinkovic Savic e Hojlund sempre Hojlund. Tra l’altro, molto in forma. Purtroppo il Napoli ha spiegato che non c’era stato nessun «no grazie». Anzi, vero il contrario: ad averlo saputo, magari ci avrebbero fatto un pensierino anche loro a questa carezza verso i tifosi. Fine dell’illusione, nessuna ribellione. Qualcuno la chiama moda, qualcun altro parla di inchini nel Golfo, fu la F1 ad aprire questa ricca strada, Bahrein, quattro aprile duemila e quattro, il grande carrozzone occidentale a correre con le macchinette nel deserto sotto una pioggia di soldi.
E ci sta che lo sport segua l’oro, ma non compiacendo sempre a senso unico il mondo arabo e perdendo di vista due grandi verità: che certe carezze piacerebbero anche a noi; e che anche per i tifosi arabi la maglia di Maignan o Modric scritta all’occidentale è l’unica che conti per davvero.