Stavolta l'urna di Zurigo è stata, decisamente, benevola con gli Azzurri. Le mani di Marco Materazzi e Martin Dahlin, infatti, hanno confezionato un abbinamento davvero abbordabile per la nostra balbettante Italia. L'Irlanda del Nord vanta pochi talenti di livello internazionale e soprattutto scarsa qualità tecnica.
L'unico elemento che gioca ai massimi livelli calcistici è l'esterno destro Conor
Bradley, attualmente in forza al Liverpool, club nel quale è cresciuto facendo tutta la trafila del Settore Giovanile fino all'esordio in Prima Squadra due anni fa.
Il terzino classe 2002 nelle ultime settimane si è preso la maglia da titolare nei Reds e sta migliorando molto a livello di personalità. Tanto da essere diventato il leader tecnico della nazionale allenata dal ct Michael O'Neill. Uno che ha ottenuto risultati tutt'altro che esaltanti (perse 14 gare su 30 disputare sotto la sua gestione) e che basa il gioco della sua squadra soprattutto sulla solidità difensiva. Non a caso il modulo di riferimento è il 3-5-2, che in realtà in fase di non possesso diventa più un 5-4-1 con ben 9 calciatori stabilmente dietro la linea della palla.
Davanti la selezione nord-irlandese si affida ai lampi di Shea Charles (milita nella Serie B inglese col Southampton)
o a un falso nueve abile nelle ripartenze come Jamie Donley, trequartista classe 2005 che gioca in Championship con lo Stoke City. Con tutto il rispetto, stiamo parlando di un manipolo di illustri sconosciuti. Tra gli avversari più noti c'è il centrocampista Justin Devenny, panchinaro del Crystal Palace vincitore di FA Cup e Supercoppa Inglese in questo anno solare.
Insomma, guai a prendere sotto gamba l'Irlanda del Nord ma al tempo stesso si può affermare che - se l'Italia dovesse essere eliminata da Bradley e compagni il 26 marzo - qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza sul reale valore del nostro calcio.