Calcio

"Un mio gol condannò il Milan alla B. Il calcio di oggi? Manca il rapporto diretto tra tifosi e giocatori"

Dopo aver giocato nel Genoa, nel Pisa e nella Fiorentina, Mario Faccenda è diventato osservatore per diversi club. In questa intervista ci parla dei suoi anni d'oro, tra Serie A e B, e di come vede oggi il calcio italiano

Mario Faccenda: "Un mio gol per il Genoa condannò il Milan alla B. Il calcio di oggi? Manca il rapporto tra tifosi e giocatori"

Dopo una vita passata sul campo da gioco, calcando i palcoscenici di Serie A e B, ora allena i bambini. Gli piace, anche se spera in una nuova chiamata da parte di qualche club, per tornare a fare scouting, cioè l'osservatore, per scoprire nuovi potenziali talenti del calcio. Mario Faccenda, classe 1960, è nato a Ischia (Napoli) anche se muove i primi passi calcistici a Ceprano (Frosinone). L'esordio da professionista nel 1979 con il Latina in Serie C2. Poi nel 1981 il passaggio al Genoa. Il suo gol in rossoblu all'ultima giornata del campionato 1981-1982 è stato uno dei più importanti della storia del Grifone: salvò in extremis la sua squadra con la rete del pareggio per 2-2 al San Paolo contro il Napoli, condannando il Milan a retrocedere in Serie B. Dopo le esperienze al Pisa di Romeo Anconetani, alla Fiorentina, per chiudere la carriera in C nella Carrarese nel 1994. IN questa intervista abbiamo parlato un po' dei suoi anni da calciatore e del mondo del calcio di oggi.

Faccenda, che cosa sta facendo attualmente?
"In questo momento sono senza contratto, quello con l'ultima società, il Modena, per cui facevo scouting, mi è scaduto il 30 Giugno scorso".

Dove ha iniziato la sua carriera calcistica?
"Sono partito dal Ceprano con gli juniores nel 1975, a 15 anni. Sono rimasto in quel paese della Ciociaria fino a 20 anni, poi sono passato in promozione nell'isola Liri".

In che ruolo giocava in quel periodo e quando è diventato libero?
"Ho iniziato come ala destra, perché ero molto magro, veloce. Poi ho fatto anche il centravanti e mi sono spostato a centrocampo. Ma ho fatto anche il difensore e, poi nell'isola Liri, il mediano terzino. Un po' tutti i ruoli, diciamo (sorride)".

Mario Faccenda al Genoa


È stato in piazze importanti, fra tutte Genoa, Pisa e Fiorentina: ci può parlare di queste tre esperienze?
"Apro una piccola parentesi perché, dopo Isola Liri, sono andato a giocare nel Latina, lì ho fatto due anni e nel secondo sono andato molto bene come mediano di inserimento. Sono stato capocanniere della squadra con i pontini, segnando 9 gol, e da lì sono stato convocato nella nazionale di serie C. C'erano alcune società interessate a me fra cui il Genoa, che mi prese, l'allenatore era Gigi Simoni, che è stato un grande tecnico, io avevo 21 anni".


Ci racconti questa esperienza in rossoblu...
"Venivo dalla C/2, quindi per me quello al Genoa era stato un salto triplo e Gigi Simoni fu bravo ad inserirmi un po' alla volta, in quanto non ero titolare. Mi fece fare il mediano, il terzino, la marcatura a uomo, il difensore centrale, insomma, ho giocato in diversi ruoli. Sono stato fortunato e così ha avuto inizio la mia carriera con Gigi Simoni, il presidente di allora Fossati e il direttore sportivo Vitali mi avevano già riconfermato sia che il Genoa rimanesse in A o retrocedesse in B. Ho avuto poi la fortuna di fare il primo gol in A al 90' a Napoli con la maglia del Genoa. Noi ci salvammo e il Milan retrocesse in B. I tifosi genoani mi ricordano soprattutto per questo. Poi, io che venivo da un tifo di non più di 400 spettatori, vederne, come a Genova, diverse decine di migliaia, si può capire la differenza. È stato un primo anno importante quello nella città della Lanterna, dove mi si è aperto un Olimpo a livello calcistico".

Poi dopo Genova è approdato al Pisa dell'allora presidente Romeo Anconetani. Che ricordi ha di quella esperienza all'ombra della Torre Pendente?
"Dopo i 5 anni trascorsi nel Genoa, sono arrivato a Pisa e anche li c'era Gigi Simoni che mi aveva voluto con sé. Accettai subito, non conoscevo l'ambiente e la città ma conoscevo Anconetani di fama".

Mario Faccenda al Pisa

A proposito di Romeo Anconetani, ci sono alcuni aneddoti particolari che ricorda?
"Quando spargeva il sale, oppure, dopo qualche partita non andata bene quando ci portava in ritiro. Li per lì sembravano anche ritiri punitivi, ma poi, lo abbiamo capito in seguito, lui voleva in realtà tenere il gruppo unito per la gara successiva, cosa che era molto importante, e lui era lì con noi a servirci e coccolarci tutti, non c'erano figli e figliastri".


Lei a Pisa è ricordato anche per quella doppietta messa a segnò con il Torino che permise ai nerazzurri di restare in serie A: che ricordo ha di quella giornata?
"Ho avuto anche questa fortuna, dopo aver salvato il Genoa a Napoli, salvare anche il Pisa con il Torino. Fu la prima e l'ultima volta che in serie A ed in carriera misi a segno una doppietta. Mi ricordo quei due gol di testa su due assist meravigliosi di Sclosa, sempre su calcio d'angolo. Dopo aver segnato quei due gol mi ricordo che andai sotto la Curva Nord ad esultare con il pugno e con la mano aperta, del resto quando sei lì sei gasato, forse è stata una delle poche volte in cui sono andato sotto la curva, anche perché ne ho fatti così pochi di gol... Ricordo lo stadio sempre pieno, anche l'anno in cui arrivai e che eravamo in B, dove poi vincemmo il campionato a Cremona, contro la squadra grigiorossa che non aveva mai perso in casa. Che gioia, che entusiasmo, momenti indimenticabili quelli vissuti a Pisa".

Mario Faccenda al Pisa


Poi è stato anche a Firenze, dove la chiamavano" leggenda" e sicuramente ha lasciato un segno: ricorda qualche suo compagno di squadra più forte in quel periodo?
"Il primo anno che ero lì era indiscutibilmente Roberto Baggio, un piacere allenarsi con lui, e dopo Baggio sicuramente Dunga. Dopo Pisa poi ho fatto 5 anni a Firenze, poi dopo ho terminato la carriera calcistica nella Carrarese in C/1. A Firenze mi sono fermato come residenza, lì sono nati i miei figli. Ho poi lavorato come scouting per la Fiorentina ed ultimamente per il Modena ".

Come è cambiato il calcio rispetto a quando giocava lei?
" È cambiato tutto, a livello economico lo sappiamo, ma soprattutto a livello di rapporto giocatori e tifosi, prima c'era più rapporto nel senso che i tifosi venivano a vedere l'allenamento, stavano con noi nel bene e nel male, c'erano si contestazioni ma anche le gioie, ma sia a Genova, Pisa, Firenze e Carrara sono stati sempre corretti, mai pesanti, mai violenti. Adesso è cambiato il rapporto, non c'è praticamente, io vedo a Firenze, ma anche in altre società, è difficile che un giocatore vada in un club di tifosi. Noi invece ogni settimana andavamo a incontrare i club, ci regalavano il cestino con le bottigliette, l'olio o il salamino, tanto per dire, e si andava lì per stare a contatto con i tifosi. Secondo me era una cosa molto positiva. Ora si va allo stadio, si guarda la partita, poi i giocatori vanno via con il pullman e non li vedi più. Anche per i giornalisti era più facile, non dovevi chiedere permessi a nessuno, non esistevano gli addetti stampa. Manca, in sostanza, quel rapporto tifosi-giornalisti-giocatori".

In serie A quali squadre in questo momento l'hanno impressionata?
"Per ora vedo la Fiorentina che ha vinto a Napoli, poi il neo promosso Frosinone, che sta facendo benissimo, così come Lecce e Verona".

Che ne pensa della Fiorentina di Vincenzo Italiano, le piace?
"Sì, ho visto la Fiorentina con Napoli e Cagliari e mi è piaciuta, tenuto conto che gioca ogni 4 giorni, questo senza nulla togliere a squadre come Milan ed Inter e Napoli. A me il gioco attuato da Italiano mi è sempre piaciuto dai tempi in cui egli era a Trapani e a La Spezia, dove ha fatto due anni favolosi. È, a mio parere, uno degli allenatori più bravi insieme a Pioli e Spalletti".

E il Genoa di Gilardino come lo vede?
"Era partito male con la sconfitta interna alquanto pesante contro la Fiorentina, sinceramente non me lo aspettavo, poi dopo mi ha sorpreso perché ha battuto la Lazio, poi ha pareggiato 2 a 2 con il Napoli. Poi ha perso con il Torino e il Milan, ma ho visto un bel Genoa".

Mentre in serie B quali squadre vede favorite?
"ll Parma che ci sta provando già da un paio di anni, poi la Cremonese, invece le sorprese sono il Venezia ed il Palermo, mentre la delusione direi che è la Sampdoria"

Il Pisa come lo vede invece?
"Ho avuto modo di vederlo contro il Modena ed ha fatto fatica, così come in qualche gara interna, per fortuna ha vinto quella partita a Piacenza con il Feralpisalo ', la classifica non è delle migliori ma in serie B, se vinci un paio di gare, puoi ritrovarti nei playoff o dietro le prime. Anche lo scorso anno il Pisa parti male ma poi si riprese. Hanno un allenatore giovane come Aquilani che allena per la prima volta nei professionisti, e che fa giocare bene la squadra, manca un pizzico di fortuna ed il chiudere le partite, o finalizzare le azioni. Arena, che viene dal Gubbio, è una bella sorpresa, un giocatore che io conosco benissimo, è bravo nell'uno contro uno, gran sinistro. Il Pisa ha alti e bassi, deve trovare continuità a livello di gioco e di risultati".

Quali sono i difensori, a livello di A e B che la hanno colpito?
"A me piacciono i difensori che marcano bene in area di rigore e stanno vicino agli attaccanti, più che quelli a zona. Mi piace il difensore che sia intelligente a fare la zona, ma anche molto bravo a capire le intenzioni dell'attaccante. Secondo me Bastoni è uno dei più forti in Italia"

Quali progetti ha per il futuro?
"In questo momento faccio un po' di scuola calcio per divertimento con i bambini piccoli della Settignanese, mi trovo bene con la società e poi sono vicino casa.

Ora che sono fermo, trovare una società è difficile, aspetto gennaio con tranquillità, confidando in una chiamata".

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