
Gentile direttore Feltri,
in questi giorni abbiamo visto immagini sconcertanti: la Sicilia in fiamme, turisti evacuati da Villasimius, in Sardegna, con i gommoni come in un'operazione militare, bambini portati via tra fumo e panico, incendi devastanti anche in Calabria e nel Lazio. Le autorità parlano di roghi dolosi. Ma com'è possibile? Chi può avere interesse a dare fuoco al nostro Paese? Ogni estate è la stessa storia. Eppure nulla cambia. Perché? E soprattutto: quanto ci costano, in vite, in soldi, in patrimonio naturale, questi criminali del fuoco?
Licia Cama
Cara Licia,
la tua indignazione è sacrosanta. Lo è perché le fiamme che divampano d'estate nel nostro Paese non sono mai una sorpresa. Sono, purtroppo, una certezza stagionale. E non per via del caldo o dei cambiamenti climatici, ma perché ogni anno qualche delinquente decide di appiccare il fuoco per follia, vendetta, interessi o puro gusto di distruggere, una maniera come un'altra insomma per divertirsi. Partiamo dai numeri. Nel 2023 in Italia ci sono stati oltre 65.000 ettari di territorio boschivo andati in fumo, secondo il Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Boschivi (Effis). Di questi più dell'80% sono riconducibili a cause dolose o colpose. Tradotto: non è la natura a bruciarci. Non è colpa del caldo torrido né del cambiamento climatico. Siamo noi stessi i colpevoli. O meglio, i peggiori tra noi. Il danno stimato si aggira ogni anno attorno a 1 miliardo di euro, tra costi di spegnimento, danneggiamenti materiali, distruzione di immobili, attività turistiche cancellate, fauna selvatica sterminata e inquinamento dell'aria. I Canadair costano. I vigili del fuoco rischiano la vita. Però, a quanto pare, non è ancora abbastanza per far tremare le mani agli incendiari. Che perdono il pelo ma non il vizio. Il caso di Villasimius, che citi, è emblematico e vergognoso. Uomini, donne e bambini sono stati evacuati in fretta e furia via mare, con i gommoni della Guardia Costiera, poiché le fiamme avevano isolato le vie di terra. Un quadro da apocalisse. Una guerra non dichiarata alla civiltà. E chi c'è dietro? Non sempre lo sappiamo. A volte sono pastori in lite per i pascoli, altre volte speculatori che sperano in future edificazioni, oppure semplici psicopatici che si eccitano alla vista del fuoco, sadici che godrebbero pure della morte di bambini, peraltro si tratta di una morte tra le più atroci, ossia bruciati vivi. In altri casi si tratta persino di piromani seriali già noti alle forze dell'ordine e mai davvero neutralizzati. Ecco, sarebbe il caso di inasprire le pene. Tuttavia, il dato più inquietante è un altro: queste persone odiano. Odiano la bellezza, la natura, il turismo, l'Italia, gli animali, gli esseri umani. Odiano il benessere degli altri. Sono sabotatori di felicità.
Ed è paradossale che ogni anno, come stiamo vedendo anche ora, si parli di emergenza, quando siamo di fronte a un copione che si ripete puntualmente a luglio e agosto, con una precisione quasi matematica.
Sa qual è il problema vero? Che nessuno vuole dirlo chiaramente: questi non sono atti vandalici o superficialità, sono crimini gravissimi contro lo Stato e contro gli esseri viventi. Eppure non vengono trattati come tali. Raramente ne seguono condanne esemplari. Nessun terrorismo ambientale viene davvero perseguito come dovrebbe. Ed è anche per questo che i roghi continuano.
In certi casi si arriva al grottesco: piromani presi in flagranza di reato vengono rilasciati, oppure scontano pene ridicole. E intanto centinaia di animali selvatici crepano bruciati, famiglie perdono le case, hotel devono cancellare le prenotazioni e i turisti scappano.
Ogni incendio doloso è un colpo di pistola al cuore della nostra Nazione.
E chi li appicca dovrebbe pagare come si paga un atto terroristico. Altro che domiciliari.Finché considereremo gli incendi tragedie naturali, continueremo a nascondere la verità: la reale natura di queste fiamme è umana. Troppo umana. E infame.