Il pagellone del lunedì: ingiustizie, Atalantismo e feste rovinate

L'ultima giornata della Serie A ha visto il finale spaccacuore della corsa salvezza, l'implosione di Roma e Napoli nonché le feste rovinate di Milan e Bologna ma anche la rinascita della Juventus e l'ennesima prova d'autore dell'Atalanta. Vi raccontiamo tutto nell'ultimo pagellone della stagione

Il pagellone del lunedì: ingiustizie, Atalantismo e feste rovinate

Il cammino iniziato 281 giorni fa è giunto alla fine: la stagione 2023/2024 della Serie A chiude i battenti fornendo gli ultimi verdetti mancanti. Dopo aver festeggiato il trionfo dell’Inter, lo storico ritorno in Champions del Bologna, tocca ora all’Atalanta far festa per l’Europa League e per il quarto posto. Ci sono stati tanti addii più o meno dolorosi, parecchie lacrime ma anche il finale spaccacuore della corsa salvezza, che ha visto affondare al 93’ il Frosinone garantendo un altro anno nel massimo campionato all'Empoli e all’Udinese.

Le polemiche, come al solito, non sono mancate e certe prestazioni hanno fatto andare su tutte le furie tanti tifosi. Insomma, l’estate breve del calcio tricolore parte già con tanti dubbi e poche certezze. Vi raccontiamo tutto quel che vi siete persi nel nostro ultimo pagellone del lunedì di quest’annata. A Dio piacendo, ci rivedremo lunedì 19 agosto: chissà quante cose succederanno in questi mesi.

Un’Atalanta monumentale (8)

Dover giocare quattro giorni dopo la serata più bella dell’intera storia dell’Atalanta, in una partita con una squadra che si gioca le ultime carte per l’Europa davanti al pubblico di casa è una di quelle gare che ogni allenatore teme come la peste. Visto che la Dea ha ancora il recupero con la Fiorentina per mettere al sicuro il quarto posto, ditemi quale allenatore schiererebbe in campo la stessa formazione che ha corso per 95 minuti contro i campioni di Germania? Gian Piero Gasperini, ecco chi. A giudicare da come i bergamaschi hanno triturato il malcapitato Torino di Juric, una scelta eccellente ma provate a farlo in un’altra piazza e vedete come va a finire. Il Gasp è fatto così: invece di accontentarsi, cerca sempre di giocarsela, anche quando in palio non c’è niente e quando il rischio di fare una figuraccia è enorme. Alla fine, come al solito, ha avuto ragione lui.

Lookman Coppa UEFA Atalanta Torino

Dopo aver schiantato gli imbattibili di Xabi Alonso, la difesa della Dea mette una partita di controllo, Pasalic ha finalmente la libertà di pungere e non se la lascia scappare, Koopmeiners conferma di essere già in forma europei, Zappacosta sembra quello visto a Dublino mentre De Ketelaere può esprimersi con maggiore fluidità, tornando a fornire assist su assist. Le notizie migliori arrivano dall’attacco, dove Lookman e Scamacca continuano a vivere un momento d’oro forse irripetibile: se il nigeriano segna un’altra tripletta, anche se due gol sono annullati, l’azzurro sembra voler gridare a Spalletti di dargli la maglia da titolare in Germania. Nonostante Bergamo sia impazzita di gioia dopo il trionfo di Dublino, la Dea rimane concentrata e letale: non riesco davvero ad immaginare un modo migliore per festeggiare. E questo è tutto merito di Gasperini.

Un verdetto ingiusto (7)

Uno dei luoghi comuni più popolari nel mondo del calcio è che questo sport sa essere allo stesso tempo crudele e profondamente ingiusto. Una volta tanto non c’entrano niente complotti o macchinazioni occulte: talvolta il verdetto del campo, l’unico che conta, non può che lasciare gli amanti del bel gioco profondamente delusi. Il finale della serratissima corsa all’ultimo posto nella Serie A del prossimo anno è stato salutato quasi ovunque con tristezza e la sensazione che le cose sarebbero dovute andare in maniera diversa. La cosa, ovviamente, farà andare in bestia sia i tifosi dell’Empoli che quelli dell’Udinese, come se volessi insinuare che hanno rubato qualcosa. Le cose non potrebbero essere più lontane dalla verità: il lavoro di Cannavaro e Nicola è stato eccellente e, specialmente nelle ultime settimane, gli meriterebbe trofei e riconoscimenti.

Di Francesco lacrime Frosinone Udinese

Eppure la retrocessione del Frosinone è incredibilmente ingiusta, tanto da far pensare che qualcosa nel calcio non funzioni come dovrebbe. L’undici di Eusebio di Francesco ha affrontato quest’avventura in Serie A con quell’approccio che ogni amante del calcio sogna: guadagnarsi un’altra stagione nel massimo campionato non parcheggiando l’autobus davanti alla porta ma giocandosela sempre e comunque, facendo divertire il pubblico e mostrando quel di cui sono capaci i giocatori.

Un atteggiamento massimalista, forse presuntuoso, considerato che all’inizio dell’anno nessuno avrebbe scommesso un centesimo sui ciociari? Forse, ma quanta gioia ha portato a chi ama il calcio? Alla fine l’azzardo non ha pagato: gli incredibili risultati della prima parte di stagione si sono trasformati in sconfitte, infortuni e problemi. Di Francesco ha tenuto la barra dritta, rimanendo fedele al suo calcio.

Frosinone delusione Frosinone Udinese

L’Empoli di Nicola ha fatto un mezzo miracolo che va ben oltre al gol fortunoso di Niang che ha fatto esplodere il Castellani e l’Udinese di Cannavaro si è salvata non solo grazie alle parate di Okoye o alla zampata di Davis. Si sono meritati a pieno la salvezza ma se quel pallone di Soulé non avesse colpito la traversa o se i ciociari avessero avuto un pizzico di maturità in più, le cose sarebbero finite in maniera molto diversa. Giusto così, non ci piove ma questa è una sconfitta che alla lunga farà male al calcio. Il fatto che non sia finito bene non vuol dire che l’esperimento di Di Francesco non dovrebbe fare scuola. Si cresce solo se si gioca bene e si fa divertire il pubblico: il problema dei problemi del calcio italiano è proprio questo.

Una Juve che vince e convince (6,5)

Come si fa a chiudere una settimana caotica, resa cattiva dalle troppe polemiche e dai primi colpi di mercato portati da Sabatini? Niente di meglio che metter sotto una squadra mai banale come il Monza e salutare il traghettatore Montero. In questo caso, più che l’addio ad Alex Sandro o il ritorno in campo dello squalificato Fagioli, a far notizia è il fatto che, incredibilmente, la Juve vinca e convinca. Va bene che i briantei non avevano stimoli importanti e che molti bianconeri avevano molto da farsi perdonare dalla tifoseria juventina ma la prova messa dall’undici di Montero ha fatto sollevare qualche sopracciglio. Come in ogni finale di stagione c’è anche spazio per qualche panchinaro e alcuni esperimenti ma questa nuova Juve ha fatto davvero una bella prova, mettendosi alle spalle i troppi tatticismi di Allegri.

Chiesa Juventus Monza

Se nel finale sciagurato di questa stagione le prove convincenti si vedevano col lumicino, col Monza bisogna cercare molto per trovare le insufficienze. La difesa ha convinto come al solito mentre Weah continua la sua progressiva involuzione, sfiorando il patatrac nel finale ma la cosa davvero interessante è stato vedere un attacco con tanta qualità in campo allo stesso tempo. Non tutti tra Yildiz, Milik, Iling-Junior e Chiesa hanno reso al meglio ma avere così tanti avanti ha sicuramente reso il compito della difesa biancorossa più complicato. Se Milik fa bene anche senza avere grosse occasioni, chi ne guadagna di più è proprio l’ex viola, che sembra sempre in grado di fare la differenza. Notevole, poi, la prova di Fagioli, ansioso di dimostrare che la convocazione di Spalletti non è stata un errore. I problemi non sono spariti, ovvio, ma i passi avanti si vedono già.

Fiorentina, incostante e cattiva (6,5)

Quando hai da giocarti la prima finale europea dopo l’enorme delusione della sconfitta in Coppa Uefa di 33 anni fa contro l’odiata Juventus, ogni impegno di campionato sembra una distrazione poco gradita. Considerato che di fronte avevi un tecnico molto amato all’ombra del Duomo come Claudio Ranieri, molti al Franchi temevano che la prova della Fiorentina sarebbe stata poco più di una sgambata. Merito quindi di Italiano essere riuscito a serrare i ranghi e portare a casa la vittoria che vale l’Europa per la prossima stagione. Non tutto ha funzionato, però, visto che la Viola si è salvata solo grazie al suo carattere. Se Terracciano fa il solito partitone ed è incolpevole sui due gol, la difesa compensa la partita storta di Ranieri con la buona prova di Dodo e di Milenkovic. Meglio così, visto che Biraghi non è in giornata e fa poco a parte l’assist per Nico Gonzales.

Arthur Cagliari Fiorentina

Dalla cintola in su continua il solito alternarsi di prestazioni: se Bonaventura trova una giocata clamorosa per decidere la partita, Mandragora sbaglia cose che normalmente farebbe ad occhi chiusi. Se Arthur sfrutta al meglio il tempo che gli concede Italiano e Nico Gonzales ha un impatto immediato sulla partita, segnando e muovendosi tanto, le prove di Ikoné e Barak sono davvero deficitarie. In generale sono i titolari che Italiano schiera dal primo minuto a tradire: Castrovilli è fuori posizione e soffre tantissimo mentre lo stesso Belotti si intristisce quando Scuffet gli nega il gol e sparisce dal campo. Importante che, nonostante giochino una ventina di minuti, Beltran e Nzola trovino il modo di essere decisivi. Insomma, una partita complicata ma che comunque fa sperare bene i tifosi: il carattere e l’orgoglio ci sono ma ad Atene bisognerà fare molto di più.

Inter, non serve strafare (6)

Giocare dopo lo storico cambio di proprietà, con tutte le incertezze e dubbi che porta nell’ambiente nerazzurro contro una squadra con il morale a mille per la salvezza appena raggiunta ed ha una gran voglia di festeggiare non è mai semplice. Nonostante tutta la disciplina del mondo, impossibile che, alla fine, le motivazioni facciano la differenza, specialmente in un campo come il Bentegodi. Eppure, nonostante non siano mancate alcune prove mediocri, l’Inter porta a casa un pareggio che fa bene al morale ed ai record di una stagione memorabile. Audero, a parte i gol, non ha molto da fare mentre sia Bisseck che Acerbi faticano a marcare Noslin e Suslov. Se Dumfries si accende a sprazzi, Carlos Augusto ha energia da vendere: Cuadrado è un po’ egoista mentre Frattesi mette un bell’assist e parecchie giocate, anche senza trovare il gol.

Arnautovic festeggiamenti Hellas Verona Inter

La mediana è il reparto che sembra più a corto d’ossigeno, il che può starci, considerato quanto hanno speso negli ultimi mesi: Calhanoglu e Barella soffrono, mentre Dimarco e Buchanan fanno il compitino e non molto altro. Se l’ultima mezz’ora in maglia nerazzurra di Alexis Sanchez avrebbe meritato una prova diversa, Thuram è tanto generoso nel lavorare per la squadra quanto abulico davanti alla porta. A salvare la causa della Beneamata ci pensa uno dei protagonisti mancati di questa stagione, quel Marko Arnautovic che prende a due mani l’occasione di prendere il posto di Lautaro portando a casa la miglior prestazione con la maglia dell’Inter. Come successo spesso in quest’annata, Inzaghi trova sempre un singolo in giornata per capitalizzare il lavoro degli altri. Le grandi squadre funzionano così: vedremo se saprà ripetersi anche con interpreti diversi.

Milan, come rovinare una festa (5)

Chiudere la stagione in casa, nonostante la bacheca dei trofei rimanga tristemente chiusa, dovrebbe essere l’occasione giusta per festeggiare, specialmente quando si chiude un ciclo importante della lunga storia del Diavolo. Le tante polemiche che circondano i rossoneri sembravano messe da parte, con la stessa curva sud che ha limitato di molto le proteste annunciate ed il Milan era partito pure col piglio giusto, pronto ad infierire sulla malcapitata Salernitana, che ha da tempo salutato la Serie A. Peccato che, come successo troppe volte in questi ultimi mesi, l’undici di Pioli tiri i remi in barca troppo presto e consenta ai campani di raggiungere nel finale un pareggio che ha il sapore di una barzelletta che non fa ridere. Rovinare così il commovente omaggio che il Meazza ha voluto offrire al tecnico emiliano è tanto stupido quanto ingiustificabile.

Pioli delusione Milan Salernitana

Prendersela con Pioli, che ha anticipato troppo i festeggiamenti ed i cambi, sarebbe ingeneroso ma questo pari è un’offesa che il pubblico rossonero non meritava. Una volta tanto non sono gli avanti a tradire: sia Leao che Giroud hanno fatto un partitone, andando ben oltre ai gol. Se il lusitano è già in forma europei, immarcabile, il francese conferma che centravanti come lui andrebbero clonati. Il resto, invece, è un pianto quasi infinito: alla buona prova di Calabria, che sembra aver chiuso la partita, fa da contraltare quella pesantemente deficitaria di un Tomori irriconoscibile. A centrocampo, invece, interessante l’esperimento di Florenzi fantasista, in grado di compensare la prestazione opaca di Bennacer ed Adli. Da chi può ripartire il Milan? Dai soliti noti, Theo, Pulisic, magari un Reijnders più in fiducia. Considerato che qualche big potrebbe andarsene, non molto.

Napoli, per fortuna è finita (5)

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato che la macchina perfetta di Spalletti si sarebbe trasformata in una zucca così in fretta. Dopo una spirale discendente durata fin troppo, la notizia che tutti i tifosi del Napoli si aspettavano è arrivata: questa stagione disgraziata è finalmente finita. Un po’ poco, considerato che si giocava con lo scudetto cucito sulle maglie dopo un’attesa pluridecennale? Understatement del secolo, come direbbero oltremanica. Dopo l’ennesima prestazione sottotono conclusa con un pareggio a reti bianche che ha avuto l’unico merito di non spargere ulteriore sale sulle ferite della tifoseria partenopea, la montagna di sparate ad alzo zero di De Laurentiis contro tutto e tutti, c’è forse qualche ragione per la quale i fedelissimi del Napoli non dovrebbero sprofondare in una profonda depressione? Forse, ma non ci scommetterei.

Protesta curva Napoli Lecce

Come ha giocato il Napoli? Considerato quel che era successo in settimana, difficile fare meglio. Anche se il Lecce aveva già messo al sicuro la salvezza, nessuno degli uomini messi in campo da Calzona ha fatto disastri. Ingiustificabile, invece, l’approccio molle alla gara, come se questo gruppo non avesse del tutto finito le motivazioni. Se i tifosi avranno la tentazione di dare un bel 4 collettivo al Napoli, in realtà non è che abbiano giocato così male: Ostigard, Juan Jesus e Olivera faticano poco, De Lorenzo ed Anguissa sono tanto volonterosi quanto imprecisi mentre Lobotka e Cajuste fanno bene fino a quando non finiscono la benzina. Se Ngonge e Kvaratskhelia ci mettono cuore e anima, Politano, Simeone e Raspadori sono inguardabili. Fossi in Conte ci penserei due volte prima di accettare: ricostruire questo gruppo sembra una mission impossible.

Bologna, un addio da dimenticare (4)

Considerata la festa clamorosa che Bologna ha voluto tributare all’undici di Thiago Motta, protagonista di una stagione che vale quanto uno scudetto, un minimo di sbornia poteva anche starci. Decisamente meno, invece, la prova indecente dei felsinei in quel di Marassi, dove il Genoa di Gilardino ha pulito il parquet col Bologna, facendogli fare una pessima figura. Una nota davvero stonata che molti all’ombra della Torre degli Asinelli vorranno dimenticare quanto prima possibile, magari prendendosela con i troppi esperimenti tentati dal tecnico italo-brasiliano. La cosa davvero frustrante è che i rossoblu non sono apparsi mai in partita, con tanti protagonisti che mettono prestazioni inqualificabili. Beukema, ad esempio, fa una serie di errori assurda, come Lucumi ed El Azzouzi ma non è che il resto della difesa abbia fatto molto meglio.

Thiago Motta Genoa Bologna

A centrocampo, poi, si salva solo Fabbian, che non solo prende un palo ma sfiora anche un eurogol da fuori: meno bene Moro, che fallisce nel ruolo di vice-Freuler nonché Orsolini e Castro, che fanno tanto movimento ma con poca costanza e qualità. L’assenza di Okoye e del partente Zirkzee si sente davvero tanto e né Odgaard né Saelemaekers riescono a dare la sveglia ad un reparto che è lontano parente di quello visto fino ad un paio di partite fa in campionato. Chiaro che le tante speculazioni sui possibili addii di diversi giocatori chiave del Bologna hanno reso l’ambiente troppo nervoso ma questa stagione memorabile avrebbe meritato un finale più dignitoso. Non sarà abbastanza per rovinare un’annata che ha fatto davvero sognare i tifosi rossoblu ma una caduta di stile che lascia l’amaro in bocca. Peccato.

Sempre la solita Rometta? (4)

Un’altra stagione che finisce, un’altra delusione cocente per i tifosi della Magica, che dovranno ancora vedersi la Champions alla televisione. D’accordo, le possibilità di farcela a prendere il mitico sesto posto liberato dal trionfo della Dea in Europa League erano davvero poche ma la Roma è riuscita in qualche modo a trasformare la delusione per la vittoria sonante dell’Atalanta contro il Torino in una partita che ha ricordato a tutti perché quello dei giallorossi fosse, in fondo, un castello di carte. In questo caso, più che la prestazione della banda De Rossi al Castellani, contro una squadra rognosa come l’Empoli di Nicola che letteralmente lottava per la propria sopravvivenza, la Roma paga il peso dell’entusiasmo e delle aspettative create dall’impatto devastante della bandiera giallorossa quando ha preso il posto di Mourinho in panchina.

De Rossi Empoli Roma

Le scusanti non mancano, ovviamente, dall’assenza di Lukaku alle precarie condizioni fisiche di Dybala ma quello che i tifosi della Roma non riescono a scusare ai giallorossi è la mancanza di carattere, la fragilità psicologica, il fatto che quando le cose non girano la squadra sembri afflosciarsi come un pallone bucato. E pensare che, almeno fino al gol dell’ex Cancellieri, cresciuto a Trigoria, la Roma aveva mostrato di volersela giocare, di non voler fare sconti ai toscani, di avere voglia di chiudere con un acuto. Alla fine, però, le motivazioni non puoi inventartele, come l’amor proprio e l’orgoglio: o li hai o non li hai.

Affondare così, per l’unico errore del salvatore della patria Svilar, è un finale troppo malinconico per non far imbufalire chi sperava che la Roma avesse davvero svoltato l’angolo. Inutile cercare colpevoli: i giocatori hanno messo in campo quel che avevano nel serbatoio. Peccato che fosse troppo, troppo poco.

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