Com'è la storia del nostro meraviglioso pubblico? Giornata di impegno e lotta alla violenza contro le donne, leggero segno di rossetto sulla guancia di calciatori, allenatori e arbitri, lettura frettolosa di messaggio prima del fischio d'inizio. E poi? E poi vai con insulti, minacce e berci razzisti rivolti al calciatore, colpevole di essere di pelle nera oppure di avere origini slave che, per la ciurma di ignoranti e delinquenti, si traduce in zingaro, nomade, vagabondo, ladro e traditore. Nella dantesca Firenze è capitato a Dusan Vlahovic correre ricoperto di parole sudicie e la partita, tuttavia soltanto su segnalazione del capitano della Juventus al sordastro e distratto arbitro, è stata interrotta due volte, alla terza sarebbe scattata la sospensione definitiva e la sconfitta a tavolino per la Fiorentina, meglio salvaguardare la classifica, della dignità chissenefrega. Era già accaduto negli anni a Mihajlovic, Stankovic, Kolarov e ad altri nati nell'ex Jugoslavia, seguirono indignazioni passeggere, nessuna protesta ufficiale (l'atto di inginocchiarsi a centrocampo), due righe di cronaca, si passi ad altro.
Sul tema di Firenze si era già espresso l'Alighieri: «Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande che per mare e per terra batti l'ali, e per lo 'nferno tuo nome si spande!». Canto XXVI, quarta bolgia del girone infernale. Qui siamo ancora al girone di andata.