"Sono tutte bianche". Delirante polemica contro le giocatrici dell'Arsenal

Un utente social fa notare che la rosa femminile del club londinese non comprende una sola donna nera: l'impazzimento del politically correct impone le scuse della società calcistica

"Sono tutte bianche". Delirante polemica contro le giocatrici dell'Arsenal
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Il polically correct ha oramai raggiunto vette a dir poco assurde, tanto da riuscire ad accusare di razzismo la squadra di calcio dell'Arsenal, rea di contare nella propria formazione femminile solo di giocatrici dalla pelle bianca. Tutto è partito dalla tradizionale fotografia scattata a inizio stagione e postata sui social network ufficiali del club di Londra: a fare scalpore - nell'istantanea che he ha ricevuto quattro milioni di visualizzazioni - è stata la presenza di 27 calciatrici e l'allenatore Jonas Eidevall, tutti bianchi. E il commento all'immagine che è stato il più apprezzato dagli utenti indignatissimi è stato il seguente: "Nel 2023 nessuna squadra professionistica, maschile o femminile, dovrebbe essere formata da un organico soli bianchi".

La folle protesta contro l'Arsenal

Per i follower ormai soggiogati dalla cancel culture e dalle bolle social è stato impossibile non pensare anche per un solo millesimo di secondo al fatto che, evidentemente, i responsabili tecnici dell'Arsenal abbiano scelto quelle 27 giocatrici non tanto per il colore della carnagione, ma quanto piuttosto in base a delle valutazioni (giuste o sbagliate che fossero) riguardanti le loro capacità di giocare a calcio, a prescindere dalle loro origini. Tenendo anche conto che tra l'altro l'Arsenal femminile è un club di vertice: la scorsa stagione ha vinto la Coppa di Lega e quest'anno ha acquistato dal Manchester United Alessia Russo, la fortissima attaccante della nazionale con un nonno siciliano. No, il merito non può assolutamente valere: stando al ragionamento dei perbenisti doc, sarebbe più che mai fondamentale introdurre una sorta di "quota black".

Del resto è un pensiero che è stato condiviso anche dalla commissione incaricata di analizzare lo stato del calcio femminile in Inghilterra presieduta dall'ex giocatrice Karen Carney, che a inizio ottobre aveva indicato come priorità una maggiore presenza delle minoranze in campo e fuori. Fern Whelan, ex difensore del Brighton e della nazionale con origini ugandesi, ne è pienamente convinto: questo è un tema che va "affrontato con urgenza". Sotto l'onda inarrestabile delle proteste dei politicamente corretti, l'Arsenal ha dovuto alzare bandiera bianca e chiedere scusa per questa "vergognosissima" manchevolezza: "Riconosciamo che la nostra attuale prima squadra non riflette la diversità esistente nel club e nelle comunità che rappresentiamo - è stato scritto in un comunicato ufficiale -. In tutte le nostre squadre, compresi i settori giovanili maschili e femminili, siamo orgogliosi che giocatori dai background diversi abbiano contribuito alla nostra storia, al nostro successo e alla nostra cultura".

Anche la nazionale femminile è razzista?

Ecco quindi che trionfa per l'ennesima volta l'ipocrisia social che riesce a vedere razzismo ovunque e in chiunque. E ora lo si vada a raccontare a Sarina Wiegman, commissaria tecnica della nazionale femminile inglese che ha vinto i Campionati Europei del 2022 in cui erano state convocate soltanto tre giocatrici non bianche - Jess Carter, Nikita Parris e Demi Stokes - tra l'altro tutte relegate costantemente in panchina.

E che poi è arrivata in finale nell'ultimo Mondiale disputato la scorsa estate con Jess Carter e Lauren James uniche calciatrici di colore presenti in squadra. Ma anche per l'allenatrice dell'Inghilterra, con tutta probabilità, sta per incombere la sentenza della "Corte Suprema" di Twitter: Sarina Wiegman è indubitabilmente una razzista!

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