La prima verità sull'Italia di Gattuso al bivio Mondiale contro Israele

Dopo l'esordio con l'Estonia "mistero" sui due attaccanti. L'ipotesi Raspadori

La prima verità sull'Italia di Gattuso al bivio Mondiale contro Israele
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Lo sanno tutti, da Rino Gattuso fino a Gabriele Gravina, nessuno escluso. I rischi cominciano ora, dopo la manita rifilata all'Estonia e la sensazione d'aver cancellato i ritardi recenti imboccando una strada nuova che porta dritti dritti al mondiale. Errore. Errore gravissimo, specie se fosse condiviso, al di là delle dichiarazioni di facciata, perché significherebbe riprecipitare nell'abisso di un girone che già vede gli azzurri costretti a vincere stasera contro Israele che è 3 punti avanti con una partita in più. Le 4 pappine rifilate dalla squadra di Ben Shimon alla Moldova sono una testimonianza concreta non solo di qualche solidità calcistica ma soprattutto di un carattere che ha sicuramente intrecci con le vicende extra-calcistiche vissute da quel popolo. Le anticipazioni provenienti da Debrecen (qui nel lontanissimo '79 l'Udinese di Massimo Giacomini vinse la Mitropa cup), Ungheria, dista da Budapest qualcosa come 200 chilometri, raccontano di un piano tattico più prudente rispetto al 4-1-4-1 di venerdì sera con l'intento dichiarato di rafforzare gli ormeggi tra difesa e centrocampo (3-5-2). Questo significa che nei piani di Gattuso e del suo staff, oltre all'alert indispensabile, deve scattare anche un funzionale cambio di impostazione (Zaccagni, il meno brillante della compagnia con l'Estonia, ha parzialmente marcato visita).

Quello che più conta però è l'idea di calcio, semplice, quasi banale per certi versi, ma che sta diventando il marchio di fabbrica della nuova Italia spuntata a Bergamo. E cioè del doppio centravanti che sembra quasi una clamorosa novità rispetto ai tempi di ossessiva ricerca di un bomber che tirasse fuori dai guai le diverse selezioni, da Ventura ct con il tentativo abortito di Ciro Immobile, seguito da Belotti fino all'esperimento del giovanissimo Lucca adesso passato agli insegnamenti di Antonio Conte. I due formano una coppia di fatto, calcistica, ben assortita: uno punta all'area di rigore, il suo habitat naturale, l'altro gli gira intorno e ha lo scatto felino per garantirsi qualche blitz in contropiede. Uno, Mateo appena partito per l'Arabia, ha capacità balistiche anche da fuori area (vedere secondo gol), l'altro Moise, in corsa e nell'uno contro uno è capace di sgusciare via imprendibile per qualsiasi difesa, come dimostra il suo fatturato di gol della passata edizione. Se la nuova coppia funziona, allora è il caso di puntare decisamente sulla loro fresca intesa e forse di correggere il 4-4-2 cambiando magari Zaccagni (visto che ha Dimarco alle spalle) con un finto attaccante (Cambiaso).

L'importante è non cadere nel trappolone di Ben Shimon perché sotto sotto coltivano la pazza idea di regalarsi il primo successo sugli azzurri che rincorrono da una vita e che segnerebbe per il girone di qualificazione mondiale una svolta tragica sul fronte azzurro. Sarà bene che dedichino le loro migliori energie alla sfida dell'11 ottobre quando incroceranno la Norvegia.

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