Il calvario di un insegnante sospeso

Il calvario di un insegnante sospeso

Caro Granzotto, che direbbe se le raccontassero di un docente liceale di italiano, latino e storia, in cattedra da 24 anni, tre volte vincitore di concorso, incensurato, privo di precedenti disciplinari, sospeso «cautelarmente» per sei mesi a metà stipendio per una lezione svolta a fine settembre, a quindici giorni dalla sua presa di possesso della cattedra nella nuova scuola, sulle origini del Cristianesimo in cui ha ricordato, a integrazione del libro di testo (non scelto da lui), impreciso e ambiguo, che la Chiesa insegna la piena storicità dei Vangeli e che non c’è discontinuità tra l’insegnamento di Gesù e quello di San Paolo?
Che in seguito a tale lezione la classe fu autorizzata dai genitori ad assentarsi dalle lezioni del docente, accusato di «razzismo» e di «proselitismo», cosa che i solerti marmocchi fecero per cinquanta giorni, finché la dirigente regionale, anziché sospendere loro, sospese il docente, che era regolarmente in cattedra e continuava a lavorare con l’altra classe affidatagli? Che questo avveniva a novembre 2004 e che oggi, 6 giugno, il docente è ancora in attesa del parere decisivo del consiglio nazionale di disciplina del ministero dell’Istruzione? Non le pare che in questa maniera si apra la via alla giacobina «legge dei sospetti», per cui da domani qualsiasi classe potrà far cacciare un insegnante scomodo (magari perché preparato e giustamente severo), semplicemnete lanciandogli contro un’accusa, anche se falsa (magari di pedofilia), onde avere al suo posto una supplentina accondiscendente e intimorita?
Le assicuro che è tutto vero e che il protagonista (suo malgrado) della vicenda sono io. Stefano Lorenzetto se ne occupò nella sua rubrica «Tipi italiani» il 16 gennaio scorso.

Caro Damiani, avendo tutti letto Lorenzetto - e chi non lo fa? - e l’articolo-intervista che le dedicò, ritengo superfluo tornare sulla ragione del contendere, sulla sua ormai famosa lezione tenuta, il 29 settembre 2004, alla II C del Liceo scientifico di Piazzola sul Brenta. Però è tutt’altro che ozioso insistere sul fatto che per quanto riguarda ’argomento di quella lezione (le contestano infatti anche punti di vista non ortodossi sull’Olocausto e sull’evoluzionismo, avendo lei affermato che per il primo mancano le prove e che il secondo scarseggia in rigore scientifico) le sia stata mossa l’accusa di sostenere «posizioni interpretative e convinzioni del tutto personali». Mentre ha semplicemente esposto quella che è, sull’argomento, la dottrina della Chiesa. Ma anche se le sue fossero state interpretazioni e posizioni «del tutto personali», anche ammesso che avere posizioni personali sia un reato (quando queste divergono dal pensiero unico di sinistra. Non è certo trasgressivo addottrinare una scolaresca sui valori sociali, politici ed etici della Rivoluzione culturale cinese), non ci siamo con i tempi. Dal 26 novembre del 2004 lei è cautelarmente sospeso dall’insegnamento. Con relativa privazione dello stipendio. Benissimo, la cautela non è mai troppa. Meritevole d’encomio è anche il proposito di sottoporre il suo caso ad «attento esame»: diffidiamo degli esami svagati, negligenti. Ma cosa aspetta il Consiglio nazionale di disciplina a emettere la sentenza? Per liquidare Galileo Galilei, faccenda un po’ più complessa della sua, non s’offenda, caro Damiani, san Roberto Bellarmino ci mise meno di un mese e sì che il Sant’Uffizio coi piedi di piombo, ci andava.
Mi chiedo allora se non ostante il gran daffare che ha, il ministro Moratti non giudichi arrivato il momento di alzare il telefono e dare la sveglia, come s’usa dire, alla commissione inquirente. Dopo ben sei mesi di attenti esami sarà pure in grado di trarre una conclusione e stabilire se lei, caro Damiani, può ancora insegnare italiano, latino e storia o deve cercarsi un’altra occupazione.

Non mi sembra sia chieder troppo.

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