Luca Telese
da Roma
Verrebbe da dire che quello di ieri era un Romano Prodi a dir poco «berlusconiano», molto lontano dalla prosopopea un tempo amata del «tecnocrate mite», molto vicino allo stile di chi mostra i muscoli perché vuole farsi prendere sul serio. Insomma, lesordio sulla ribalta internazionale è stato fortemente influenzato dalle polemiche delle ultime settimane, dalla necessità di fugare limmagine di una coalizione rissosa e incapace di decidere.
Sentire cosa dice il presidente del Consiglio per credere: «In Europa con il mio governo mi comporterò come il primo della classe». Era questa la battuta proferita al termine del suo primo incontro internazionale, in mattinata a Vienna, con il cancelliere austriaco e presidente di turno della Unione Europea, Wolfang Schuessel. E poi, subito dopo, a riprova che la battuta non era solo una boutade, ma un pensiero compiuto: «Prima sorvegliavo il comportamento dei paesi, adesso voglio comportarmi come il primo della classe». Insomma, non sono state certo parole dal sen fuggite. Ma piuttosto messaggi pesati con il bilancino per riprendere la scena da protagonista. Il Professore, esordendo con una nuova veste su di un palcoscenico che ben conosce, ci tiene ad apparire tranquillizzante e sottolinea che per il suo governo appena insediato «la priorità» è rimettere in moto leconomia. «Abbiamo avuto cinque anni di sosta - sostiene - se non riprendiamo lo sviluppo non ce la facciamo nemmeno a mettere a posto i conti pubblici».
Unesternazione fatta bonariamente ma che ha suscitato la colorita quanto efficace replica di Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del Senato, che ha attaccato: «Altro che primo della classe, dovrebbe andare di corsa dietro la lavagna con le famose orecchie sulla testa e in ginocchio sui ceci. La smetta il signor Prodi e la sua corte dei miracoli di fare dichiarazioni e proclami: vadano a lavorare, perché fino a oggi, di fatti concreti se ne son visti pochi. Il governo chiacchiera e fa conferenze stampa, il Parlamento non ha ancora cominciato a lavorare e il cittadino paga, come disse Totò».
Subito dopo il presidente del Consiglio ostenta rigorismo e spiega che «nel 1996, le cose non erano molto diverse e tutti pensavano che fosse impossibile per noi entrare nelleuro. Con una politica di rigore ce labbiamo fatta e lo stesso mi è accaduto come presidente dellUe. Ho sempre cercato di farlo con un forte accordo fra le forze politiche, questo metodo di lavoro comune è lunico che può dare risultati stabili».
La parte meravigliosa dellesternazione prodiana è quella in cui il premier si spende per garantire sulla solidità della coalizione di centrosinistra e della propria squadra di governo: «Anche se al suo interno a volte ci possono essere anche scontri verbali - ammetteva ieri il presidente del Consiglio conversando con i giornalisti della stampa europea - quando si decide, vi posso assicurare che si decide proprio daccordo».
E poi, per mettere un volta per tutte la parola fine alle polemiche sulle dichiarazioni dei suoi ministri: «Finora è andato tutto molto bene e così sarà anche in futuro». E infine, tornando ancora una volta sulla tenuta della sua Unione: «Il governo è partito. Certo è una coalizione molto vasta e complicata, però è anche una coalizione che sa benissimo che cè in gioco tutto il suo futuro».
A Parigi il premier ha avuto una colazione di lavoro allEliseo con il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac. Prodi ha riferito che «come ha detto Chirac questa mattina lItalia si ripresenta in Europa dopo un lungo periodo di assenza».
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